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Gioved 9 Settembre 2010
Matera, muore dopo cesareo gemellare

Nuovo episodio drammatico legato a un semplice parto in ospedale, dopo il caso della lite nel policlinico di Messina. A Policoro (Matera) una donna di 32 anni è morta mercoledì mattina dopo aver subito un intervento cesareo gemellare, quattro ore prima. Tre le inchieste per accertare le cause del decesso: una congiunta del ministero della Salute e della Regione, una della Procura di Matera che ha fatto sequestrare la cartella clinica e una dell'Asl locale. Ma una decisione è stata presa ancor prima di avere in mano i risultati delle verifiche: i due ginecologi che hanno eseguito l'intervento e assistito al parto sono stati sospesi in via cautelare. «Da giovedì nel reparto ci sarà la presenza del capodipartimento per verificarne il corretto funzionamento» spiega un comunicato della Regione Basilicata.

MORTA IN RIANIMAZIONE - Rosalba Pascucci, 32enne di Bernalda (Matera), era ricoverata nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell'ospedale civile di Policoro intitolato a Giovanni Paolo II, dove ha dato alla luce i due gemelli. Subito dopo, a causa di complicanze seguite all'intervento, è stata trasferita in rianimazione. Lì è morta rapidamente, nonostante i febbrili tentativi dei sanitari di ripristinare le sue funzioni vitali. La causa del decesso, secondo quanto riferito dal direttore dell'Azienda sanitaria di Matera Vito Gaudiano, è stata «uno choc emorragico». «Dobbiamo capire cosa è successo, ma prima di dire altro devo leggere le relazione dei medici - ha aggiunto -. Da quello che mi risulta, la donna non aveva problemi di salute». Drammatica la reazione del marito, Andrea Buongiorno: «Non si può morire così, me l'hanno ammazzata. Superficialità, disorganizzazione, me l'hanno ammazzata». La donna era alla seconda gravidanza e aveva già una figlia di due anni. Secondo l'avvocato della famiglia, Assunta Gallotta, «non si può parlare di fato o destino, ma di malasanità. Sulle cause precise attendiamo i dati, ma nel 2010 non si può morire di parto, anche perché Rosalba era in piena salute». Nello stesso ospedale di Policoro è in programma l'autopsia giovedì pomeriggio, mentre i due gemelli prematuri sono stati portati al "Madonna delle Grazie" di Matera ma secondo i sanitari sono in «ottime condizioni di salute».

INTERVIENE IL MINISTERO - Il ministro della Salute Ferruccio Fazio e l'assessore regionale alla Sanità Attilio Martorano hanno concordato una verifica congiunta nella struttura con ispettori ministeriali e regionali. Martorano e il direttore dell'Asl Gaudiano hanno quindi incontrato i famigliari della vittima, garantendo che sarà fatta luce sull'intero percorso clinico-diagnostico e sulle eventuali responsabilità. «So che quello che avete nel cuore, è una ferita che non può essere rimarginata - ha detto l'assessore -, ma vi posso garantire che la Regione farà di tutto per ricostruire la verità e appurare le responsabilità. Fin d'ora dichiariamo la massima disponibilità ad agevolare il lavoro della magistratura». Ai responsabili delle unità operative che hanno assistito la donna e preso parte all'intervento chirurgico è stata chiesta una relazione scritta urgente.

«QUALCOSA NON HA FUNZIONATO» - Il primo a invocare misure cautelari immediate era stato il presidente della Basilicata Vito De Filippo: «Dobbiamo accertare quanto successo col massimo rigore e con due obiettivi: garantire i cittadini e far emergere una verità senza se e senza ma. Non bisogna dar vita a una caccia alle streghe, bisogna accertare la verità con serenità e rigore, ma l'indirizzo politico che mi sento di dare è quello di procedere in via cautelare ad adottare tutti gli interventi del caso, secondo un criterio prudenziale che deve sempre essere un punto di riferimento quando si parla di salute. Per giungere a certezze è possibile che servano tempi lunghi, mentre il solo dubbio che qualcosa non abbia funzionato basta ad adottare misure cautelari incisive da subito». Anche il sindaco di Policoro, Nicolino Lopatriello, chiede chiarezza sull'accaduto e sulle responsabilità: «Se c'è stata leggerezza nell'operare questa donna è giusto che chi ha sbagliato paghi sia da un punto di vista penale che amministrativo. Non si può morire al giorno d'oggi a questa giovane età».

«EVENTO NATURALE DIVENTA TRAGEDIA» - Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, ha ringraziato De Filippo per il «pronto e incisivo intervento di fronte all'ennesimo episodio che vede un evento naturale come la nascita trasformarsi in tragedia. Accertare la verità - aggiunge Orlando - è un obbligo morale nei confronti della vittima e dei suoi famigliari, ma anche nei confronti di tutti i cittadini che continuano ad affidarsi alla sanità pubblica». La commissione ha chiesto una relazione all'assessore Martorano.

CESAREO E TASSO DI MORTALITÀ - Anche se l'Italia vanta un tasso di mortalità per parto tra i più bassi al mondo (3,9 decessi ogni 100mila nati vivi) siamo i primi in Ue per il ricorso ai parti cesarei che hanno rischi da 2 a 4 volte maggiori rispetto ai parti vaginali. Sono gli ultimi dati di un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità, che ha definito allarmante il fenomeno e per questo ha messo a punto linee guida limitative per il ricorso alla pratica. La media del numero dei cesarei è del 38% contro l'indicazione massima del 15% raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità. Le punte massime si registrano al Sud, con in testa la Campania con il 62% di cesarei. Si è passati dall'11% del 1980 al 38% del 2008, ben al di sopra dei valori riscontrati negli altri Paesi europei. Si registra, inoltre, una spiccata variabilità su base interregionale, con percentuali tendenzialmente più basse nell'Italia settentrionale e più alte nel Sud, probabile indizio, afferma l'Iss, di «comportamenti clinico-assistenziali non appropriati». I valori più bassi sono stati registrati al Nord e in Toscana (8 morti per 100mila nati vivi) e quelli più elevati nel Lazio (13 morti per 100mila nati vivi) e in Sicilia (22 morti per 100mila nati vivi). I risultati dello studio hanno evidenziato che il rischio di mortalità materna raddoppia quando l'età della donna è pari o superiore ai 35 anni.





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