E' muro contro muro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan: tre giorni dopo l'abbattimento del caccia russo da parte dell'aviazione turca, le tensioni tra i due Paesi si concentrano in un botta e risposta a distanza tra presidenti, quello russo sempre infuriato e deciso ad ottenere un passo indietro quantomeno dal collega turco, l'altro in cerca di un riavvicinamento ma non pronto a fornire scuse, come chiesto da Mosca. Così, l'uomo forte di Turchia ha confermato oggi di aver chiesto un colloquio con Putin a margine dell'inaugurazione della conferenza sul clima di Parigi, lunedì prossimo, e l'uomo forte di Russia gli ha fatto sapere che l'incontro sarà possibile solo se ci sarà "la volontà di semplici scuse". Una richiesta impossibile da soddisfare per un leader come Erdogan, che pur cercando di riallacciare sempre oggi ha definito "inaccettabili le critiche russe".
Un botta e risposta accompagnato peraltro da misure concrete. La Turchia ha sospeso i voli sulla Siria nell'ambito dell'offensiva militare contro lo Stato islamico (Isis) della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Una decisione che secondo Ankara è stata concordata con Mosca, che a sua volta ha fermato la sua campagna aerea nei pressi del confine turco. In ogni caso uno sviluppo che mette in luce l'altissima tensione di queste ore. Nel pomeriggio il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha annunciato che dal 1 gennaio la Russia interromperà il regime esente da visti con la Turchia, un sistema che negli ultimi anni ha alimentato un enorme flusso di turisti russi, oltre a simboleggiare la vicinanza tra i due Paesi.