Artigiani e panificatori in allerta per tutelare la qualità
Sembra davvero assurdo come le tradizioni e le buone pratiche debbano lottare contro leggi che, ancora oggi non disciplinino pienamente l'attività di produzione del pane, e di tutti i prodotti artigianali legati alla materia prima della farina, come il pane carasau, il civraxiu, i coccoi panada, o i moddizzisu.
Per Cagliari e provincia, per Nuoro e le aree interne, nonché per tutto il territorio sardo, questi sono valori culturali prima ancora di quelli economici. Quest'ultimo aspetto però è una realtà dura da ammettere: il 90% degli artigiani sono in allarme, i 1050 panifici sparsi lungo tutta la Sardegna, e che danno lavoro a più di quattromila dipendenti, sono a rischio.
Queste sono le stime raccolte dai vari rappresentanti dei panificatori, e anche di Confcommercio.
Il presidente regionale dei panificatori, Gianmario Sechi, così come Gianfranco Portas presidente dei panificatori del sud della Sardegna, puntano sulle differenze tra prodotti "inimitabili" di alta qualità, da prodotti similari fatti invece con materie prime scadenti.
In Sardegna solo il 20% del pane prodotto è fatto con grano sardo, e questo a causa di leggi che non ne hanno supportato la produzione, non hanno implementato l'irrigazione dei campi, o politiche agricolo-alimentari compatte da parte degli Assessorati all'Agricoltura e all'Artigianato.
Ora si spera che i nuovi rappresentanti del Consiglio regionale, presieduta da Luigi Loddo (Pd), in Consiglio, avanti ai firmatari della proposta (Daniela Forma e Luigi Crisponi) disciplinino la produzione del pane tutelando i prodotti, le tradizioni, che promuova le filiere produttive e soprattutto i consumatori, formulando una norma adeguata, senza tendere oltre.
Anche in questo caso occorre un accordo che leghi la qualità e la salvaguardia del prodotto locale.