Quale Eredità lascia La Settimana Sociale tenutasi a Cagliari per l'edizione 2017.
48esima esperienza di riflessione su tematiche sociali, sul bene comune, sulla generatività verso il futuro.
L'edizione di tre anni fa aveva visto Torino protagonista, scegliendo come tema la famiglia, nucleo sofferente del nostro nuovo vivere, così poco tutelato e curato dalle politiche e dalle economie (“Famiglia, Speranza e futuro per la società italiana”, Torino 12-15 settembre 2013).
Quest'anno non poteva essere scelto un tema più “torturato” dei nostri tempi, IL LAVORO.
“Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale” , quello che si popone di dare un contributo all'intera società italiana per uscire dalla crisi.
Al centro “della tregiorni” le preoccupazioni: cosa può accadere a una società democratica e nelle nostre parrocchie quando diventa imbarazzante augurarsi “buon lavoro”, se il lavoro manca o non viene tutelato?
A Cagliari in questi giorni, a partire dalle domande che ci abitano, si è voluto aprire un interrogativo “a servizio” di quanti vogliono capire, comprendere e stare vicino a quanti soffrono dentro a questo tema.
L'obiettivo è stato quello di “aprire processi” dialogici che si impegnino a superare le difficoltà, e non a mettere ancora “la testa sotto terra”.
Ben si è espresso il pensiero della Chiesa che ha voluto dichiarare che ha sempre avuto a cuore “i lavoratori” più che “il lavoro”.
Dal 1891 ad oggi, da Leone XIII a Francesco, da quando si denunciava lo sfruttamento dei lavoratori dipendenti, fino ad ora, in cui si dichiara che “l'essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l'accesso adeguato agli altri beni (Evangelii Gaudium n. 192).
La stessa Costituzione italiana nell'art.1 e 4 presuppone l'inscindibile legame dell'identità e della dignità della persona, che deve andare oltre la concezione di lavoro e contro il Lavoro non protetto, non sicuro e non retribuito.
La conseguenza denunciata in questi giorni, se non si pone mano ad un cambio di visione verso il lavoro e verso il lavoratore, è il rischio di minare il patto intergenerazionale che ha fatto da colonna sociale sino ai nostri giorni.
Non è possibile guardare senza indignazione agli anziani privati di dignità e messi a carico dei giovani precari traballanti di certezze.
A ciò vanno aggiunte le terribili forme in cui il lavoro viene sfruttato e deturpato dall'illegalità.
Altra dimensione, la terza, è quella connessa alla differenza di genere che dilata la forbice delle differenze fra uomo e donna, dove la donna supera da anni i livelli di scolarità rispetto all'uomo, ma si vede ancora attribuire un salario inferiore di quello degli uomini a parità di mansione.
Quindi, di quale “lavoro degno” stiamo parlando?
Che risposte si possono dare ai giovani, alla “media generazione” privata di lavoro o malpagato, alle donne e alle famiglie?
Cagliari grida l'urgenza di offrire un nuovo scenario antropologico per rilanciare culturalmente il vero significato di Lavoro, in difesa degli aspetti relazionali, dei bisogni umani di riconoscimento e di dignità della persona-cittadino.
Tutti concordi nel definire che il lavoro umano è un'esperienza che include la realizzazione di sé e la fatica, il contratto e il dono di sé, attraverso la propria passione e creatività, vitalità, energia e tempo speso.
Tutto ciò nulla ha a che fare con il concetto di volontariato, in cui una persona può impegnarsi (o può scegliere di non impegnarsi) ad offrire un piccolo tempo per la cura degli altri, o dando un aiuto o un sostegno per l'altro.
Nel lavoro la differenza la fanno le persone, i volti, le voci.
La 48a settimana di Cagliari ha voluto parlare di persone, di vite concrete, di speranze e di delusioni delle persone.
Sembra incredibile che ancora oggi si fatichi a (o non si voglia) riconoscere che non c'è altra via per una crescita armonica di tutto il sistema: è il Lavoro, con la sua creatività e anche con la sua produttività riconosciuta e retribuita, la vera fonte di ricchezza di una comunità. Il pilastro su cui costruire, in un rapporto fecondo, le capacità di ogni singola persona e lo sviluppo economico e soprattutto sociale di noi.
Di Alessandra Carbognin
Giornalista inviata alla 48a Settimana Sociale
https://www.facebook.com/alessandracarbogninpage/
#illavorochevogliamo
fonte: www.settimanesociali.it