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Venerd 21 Febbraio 2025
Convegno, a cura di FODAF - Federazione degli Agronomi e Forestali del Veneto - “Stati Generali dell’Uva”. Il ruolo dell’Agronomo, dal vigneto alla cantina

Sono oltre 26mila le aziende che in Veneto si occupano di uva e che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con siccità, bombe d’acqua e problematiche fitosanitarie. Numerosi gli effetti del cambiamento climatico che hanno richiesto l’intervento di esperti, tra cui gli agronomi e forestali, per far fronte a nuove strategie con l’obiettivo di mantenere in salute le uve dal campo alla cantina. La situazione è stata oggetto di approfondimento da parte del Convegno, dal titolo “Cambiamento climatico, vite e paesaggio. Il ruolo dell’agronomo dal vigneto alla cantina”, organizzato dalla Federazione Regionale Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali del Veneto - FODAF. Le province di Treviso, di Padova, comprensiva dei Colli Euganei, e di Verona sono stati i tre principali territori oggetto di analisi, con un focus sulla sostenibilità, sul paesaggio e le tecniche colturali: “L’incontro di oggi è un momento unico per la viticoltura di tutto il Veneto perché vede seduti allo stesso tavolo tecnici, agronomi ed esperti di ogni Provincia con l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili al cambiamento climatico – ha sottolineato Renzo Trevisin, presidente di FODAF Veneto -. Si tratta del primo appuntamento di una rassegna pensata con cadenza annuale per fare il punto sull’andamento della viticoltura in Veneto, una sorta di “Stati Generali dell’Uva in Veneto”. Convegni come questo permettono di dialogare per definire andamenti, eventuali criticità e nuove strategie colturali dove il ruolo dell’agronomo diventa fondamentale per far fronte alle sfide del cambiamento climatico. La corretta gestione del vigneto, infatti, permette di mantenere in salute l’uva e garantire un prodotto di alta qualità”. Al Convegno “Cambiamento climatico, vite e paesaggio” moderato da Antonio Boschetti, direttore de L’informatore Agrario, anche Federico Caner, assessore Regionale all’Agricoltura e Enrico Battiston, capo Unità Viticoltura OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. “Un momento importante quello di oggi perché riunisce i tecnici agronomi del Veneto – ha commentato Federico Caner, Assessore Regionale all’Agricoltura -. È necessario avere agronomi preparati per trasmettere le informazioni giuste agli agricoltori con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Nella regione Veneto la viticoltura non è solo traino economico, ma assume valore in termini di cultura, di storia e di identità sul territorio. È importante continuare a fare ricerca perché, solo ragionando con attenzione sui cambiamenti climatici, possiamo continuare a fare viticoltura in Veneto preservando la biodiversità”. Dai dati di Veneto Agricoltura, sono 103.504 ettari di superficie vitata in Veneto, 74,72% bianco e 25,28% rosso. Dall’ultima vendemmia, la Regione si conferma il traino del Made in Italy del settore con il 37% sul totale dell’export nazionale con una tenuta del prezzo medio (+2%) sui tre principali mercati: Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Il 68,12% dell’uva raccolta nella vendemmia 2024 appartiene ai vigneti DOC, -2% circa rispetto al biennio precedente, 2021/2022; poco più di 4 mila gli ettari a biologico. Una certificazione che si fa fatica a mantenere a causa di eventi climatici improvvisi sempre più ricorrenti come l’aumento delle temperature e violente piogge che mertteno a dura prova le uve. Nella provincia di Padova sono 8.509 circa gli ettari di superficie vitata, di cui 24% rossi e 76% bianchi con 3.852,16 ettari a Glera, l’uva del prosecco. In calo del 5,8% rispetto lo scorso anno l’andamento del biologico che risulta difficile da mantenere a causa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature, criticità diffusa a livello regionale. “Il problema maggiore nella zona di Padova e dei Colli Euganei è la siccità, in generale l’andamento meteo non regolare – sottolinea Gianluca Carraro, presidente Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei -. In particolare, per il biologico l’andamento climatico risulta decisivo e nel biennio appena trascorso, 2023-2024, ha portato periodi prolungati di maltempo che non hanno consentito una difesa efficace da Peronospora. Inoltre, viene si rintracciato un aumento a macchia d’olio della Flavescenza dorata, malattia della vite che con l’eliminazione di alcuni pesticidi non è più latente”. 42.235 ettari è la superficie vitata della Provincia di Treviso con 1.123 ettari di biologico prevalentemente a Glera (40% circa), l’uva del prosecco; in percentuale minore Pinot grigio 15%, Merlot 5% e Chardonnay 5%. Secondo le stime della vendemmia 2024, sono stati prodotti circa 5 milioni ettolitri di vino. “Nel complesso l’andamento della viticoltura nella provincia di Treviso è positivo anche se nel corso dello scorso anno abbiamo avuto a che fare con anomalie critiche –afferma Renzo Trevisin, presidente FODAF Veneto -. In alcuni areali, la qualità delle uve e il mantenimento del biologico sono stati messi a dura prova dallo sviluppo di alcune malattie che persistono anche quest’anno: in particolare, la Peronospora, un agente patogeno fungino che causa macchie sulla superficie delle foglie e secca i grappoli. In queste condizioni bisogna intervenire tempestivamente per proteggere il vigneto aiutati, nella scelta dei trattamenti, dai modelli previsionali e da figure esperte come gli agronomi”. Nonostante la criticità della Peronospora, riscontrata anche nelle altre Provincie Venete, il bilancio fitosanitario della scorsa annata rimane stabile e quello di quest’anno fa ben sperare segnando una leggera flessione della Flavescenza dorata, una delle malattie più temute dai viticoltori. Si tratta di un parassita che attacca la pianta provocando il blocco della linfa e il graduale deperimento della vegetazione che influisce negativamente sulle produzioni. Rimane comunque alta la vigilanza territoriale e diffusi i trattamenti preventivi. Occhio anche alle Tignole, piccoli insetti infestanti che necessitano di attenti monitoraggi e adeguati piani di difesa. Sono 30.491 gli ettari di superficie vitata nella provincia di Verona prevalentemente a bacca bianca (52,71 %) e in misura leggermente minore a bacca nera in 47,29 %: “Il cambiamento climatico mette a dura prova la vite coltivata nella Provincia di Verona – spiega Lorenzo Tosi, Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Verona -. In particolare, le piogge persistenti di maggio e giugno e le alte temperature registrate la scorsa estate hanno costretto i tecnici a un duro impegno per garantire comunque la buona qualità delle uve”. Sempre più complicata la coltivazione biologica della vite che richiede interventi sempre più complessi per proteggerla da parassiti e malattie: “L’anticipo del germogliamento estende il periodo di sensibilità della vite allungando il calendario degli interventi – specifica il presidente Tosi -. Un ulteriore elemento di preoccupazione è un fitofago, la cocciniglia, in forte espansione, favorito dall’aumento delle temperature: si tratta di un insetto che vive sulla vite e si nutre della sua linfa. In questo complesso scenario, per la corretta gestione del vigneto risulta fondamentale l’intervento di agronomi esperti per ottenere delle uve in salute”. Dinanzi al complesso quadro, di sopra, emerso, durante il Convegno in tema, appare assolutamente necessario, essenziale il costante intervento di tecnici del settore agrivitivinicolo, data l’esigenza di ininterrotto esame della vite, o meglio, della pianta, e l’effettuazione tempestiva di trattamenti ad hoc, resi necessari, non solo da clima e da maltempo ripetuto, ma, anche dalla presenza di parassiti diversi, dei quali, in passato, il pericolo era più contenuto. Convegni, in merito, servono…!
Pierantonio Braggio












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