Tasse ambientali: le imprese venete pagano 2,5 miliardi l’anno. Nota di CGIA Mestre, 29 marzo 2025
“Anche se il governo è riuscito a mettere una “toppa” all’ultimo momento, dall’inizio del prossimo anno, anche tutte le imprese venete dovranno aver stipulato la polizza catastrofale (contro i danni provocati da alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti, frane, etc.), sebbene – stima l’Ufficio studi della CGIA - ogni an-no queste realtà paghino allo Stato centrale e alle sue articola-zioni periferiche 2,5 miliardi di euro di imposte ambientali. An-corché, la destinazione d’uso di queste risorse non sia vincolata, una parte di questi soldi potrebbe essere utilizzata per la pulizia dell’alveo dei fiumi, per la manutenzione degli argini e delle rive, per la realizzazione dei bacini di laminazione e/o delle casse di espansione. Interventi che dovrebbero prevenire/mitigare molti eventi calamitosi, che non siamo in grado evitare. Va comunque detto che in Veneto la situazione è molto diversa rispetto al resto d’Italia. Dopo la grande alluvione del 2010, la Regione, i consorzi di bonifica e gli enti locali hanno investito tantissimo nella messa in sicurezza del nostro territorio, riducendo di molto i rischi di nuovi disastri ambientali. Cosa che, invece, non è avvenuta, ad esempio, in Toscana e in Emilia Romagna. Tuttavia - al netto del-la confusione e dell’incertezze introdotte dal regolamento attua-tivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, verso la fine di febbraio, tra qualche mese le imprese si troveranno a pagare due volte la pro-tezione ambientale: una con le imposte allo Stato centrale e agli enti locali, e un'altra sottoscrivendo una polizza con le compagnie assicurative private. Una delle motivazioni che sta a monte dell'introduzione di questa misura è legata ai ritardi biblici dei rimborsi statali. E’ vero: spesso questi ultimi vengono erogati quando le attività colpite hanno già chiuso definitivamente per-ché piegate dai danni subiti. Con l'intervento delle assicurazioni, invece, gli aiuti dovrebbero arrivare nel giro di poche settimane, permettendo così alle aziende danneggiate di riprendere rapida-mente le loro operazioni. Questa tesi è sicuramente condivisibile ma dovrebbe essere accompagnata da una corrispondente ridu-zione delle tasse ambientali; altrimenti le aziende saranno co-strette a sostenere un doppio onere. Temiamo, invece, che le imposte ambientali siano destinate ad aumentare, specialmente quelle degli enti locali, che negli ultimi 2/3 anni hanno sono tor-nate a crescere per mantenere i bilanci in equilibrio. Infine, è ne-cessario riflettere su un altro aspetto. Negli ultimi 25 anni, ab-biamo assistito a un progressivo ripiegamento dello Stato dal settore sociale (previdenza, sicurezza, sanità, etc.) e, ora, anche da quello della protezione ambientale, lasciando così sempre più spazio ai privati. Se, a nostro avviso, questa scelta politica appa-re molto discutibile, è comunque legittima. Tuttavia, se la dire-zione intrapresa è questa, non possiamo far gravare sulle famiglie e sulle imprese il costo due volte. Se i privati stanno acquisendo sempre più quote di “mercato”, le tasse che paghiamo, per ga-rantire questi servizi, devono essere ridotte; cosa che, purtroppo, fino ad ora non si è verificata. Siamo tra i più tartassati d’UE. Se al carico fiscale, in capo alle aziende, aggiungiamo anche quello delle famiglie, in Italia il gettito complessivo nel 2023 è stato pa-ri a 54,2 miliardi di euro. Tra i 27 Paesi dell’UE solo la Germania ha registrato un importo complessivo maggiore del nostro e pari a 71,4 miliardi di euro. Se invece, rapportiamo il gettito delle imposte ambientali sul Pil, la nostra situazione migliora. Scivo-liamo all’ottavo posto con il 2,6 per cento, anche se il dato risul-ta essere nettamente superiore a quello dei principali paesi euro-pei. La Francia, infatti, registra l’1,8 per cento, la Germania l’1,7 e la Spagna l’1,6. La media UE, invece, era del 2 per cento”. Rilievi importanti, che, se non posti in rilievo, come sopra evidenziato, nella loro essenza, non si conoscono: riguardamo pesi fiscali ambientali, che già gravano sull’essenziale mondo pro-duttivo, ora chiamato a dotarsi di assicurazione contro le catastrofi, da clima e da maltem-po. Tale provvedimento, in sé bene pensato, crea, assieme all’imposta ambientale, rileva CGIA Merstre, doppia spesa, per un unico scopo. Giusto, questa questa considerazione. Vo-gliamo essere d’aiuto all’impresa? Bene, comunque, il suggerimento, sopra esposto, di de-stinare parte dell’ambientale, alla “pulizia dell’alveo dei fiumi, alla manutenzione degli ar-gini e delle rive, alla realizzazione di bacini di laminazione e/o di casse di espansione. In-terventi che dovrebbero prevenire/mitigare molti eventi calamitosi, che non siamo in grado evitare”. Bene, dicevamo, ma a tale proposito, laddove possibile, dovremmo, anche noi cittadini, collaborare fattivamente ad evitare intasamenti di ruscelli e di fiumi, dei loro al-vei, delle rispettive rive, non trascurando, in tal senso, laghi e mari. Pierantonio Braggio