Difesa… Un tema, oggi, su tutti i tavoli dell’Unione Europea…
Sono trascorsi quasi ottant’anni di Istituzioni europee, prima delle quali, a sorgere, fu la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, creata nel 1951, ed oggi, Unione Europea. In, esse sin dall’inizio, abbiamo sempre creduto, partecipando, sin da giovanissimi, con interesse, a riunioni, inerenti al tema, per essere esatti, dal titolo: “Europa federale”, e ricordiamo, un pieghevole, che proponeva la frase “L’Europa è un buon affare!”, come, del resto, tale si è realizzato, pur con i difetti, che accompagnano ogni grande organizzazione. In tale quadro, si è, non proprio spesso, parlato, come, invece, sarebbe stato utile, di difesa e, quindi, dell’istituzione di un Esercito, tutto europeo. Oppure, se ne è parlato, ma, mai approfondendo la cosa, tanto che, in merito, sino ad oggi, non è combinato nulla: un nulla, del quale, ora, sentiamo gli effetti, causati dal fatto, che ci siamo basati, per decenni, semplicemente ed esclusivamente, in fatto di difesa – in particolare, da possibile invasione, da parte dell’allora blocco comunista orientale, attivo sino a quasi metà Europa e, per esso, da parte del Patto di Varsavia – sull’amica, determinante presenza statunitense, in terra europea. Presenza, grande ombrello di deterrenza, che, se, strategicamente, poteva interessare agli Stati Uniti, era, al tempo, totale garanzia, come, in effetti, fu, da possibili attacchi da Est, per l’Europa, da metà Germania al Portogallo. Fra parenesi: l’allora Germania orientale, o DDR - RDT, aveva già predisposto banconote, in grande quantità, da distribuire nell’Europa occidentale, una volta, occupata… Venuto meno il pericolo comunista orientale, nel dicembre 1991, ad opera dell’allora ultimo e saggio segretario generale dell’Unione Sovietica, Michail Gorbačëv, abbiamo perseguito, sulla stessa linea, sicuri del sistema di difesa americano. Ma, i temi difesa ed esercito europei, sono, improvvisamente, riapparsi sui tavoli dell’Unione e, quindi, su quelli dei ventisette Stati ad essa aderenti, dacché il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha esortato l’Europa a pensare, da sé stessa, alla propria difesa, annunciando la chiusura delle basi americane in Europa. In effetti, la decisione americana, in sé non del tutto improvvisa, ha, quindi, indotto l’Unione Europea, con i suoi 450 milioni di cittadini, a pensare ad una adeguata difesa militare, prendendo in considerazione la creazione ad una propria forza armata, sebbene non sia da europei, quali siamo, oggi, legati all’Unione, volgere l’attenzione al terribile tema armi, tanto più che i creatori iniziali della stessa, vedevano in essa, la base essenziale per evitare, in futuro, di dovere di parlare di conflitti armati, in Europa. Certo, il problema è pesante, dal punto di vista, soprattutto economico, ma, va risolto, mancandoci – pur essendoci la validissima NATO, che per circa ottant’anni, ci ha garantito pace e libertà – un deterrente, speriamo: solo deterrente!, essenziale ad un pacifico e fecondo futuro dell’Unione. Solo uno Stato “forte” – siamo, spiacenti, costretti a sottolineare, contrariamente alla nostra visione delle umane relazioni – è temuto e rispettato. Oggi, uniti, ne trattiamo, in quanto, come cennato, a ciò spinti dalla nuova politica statunitense… Per la storia, di autodifesa europea, si trattò, con lungimiranza, già, una prima volta, in un non proprio lontano passato… Si legge, infatti, fra l’altro, nel Manifesto di Ventotene, redatto, nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, da Altiero Spinelli, più tardi, Fondatore dell’Unione dei Federalisti Europei, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, per proporre la creazione di uno Stato sovranazionale, attraverso l’unione, fra loro, degli Stati europei o, meglio, “un saldo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea, al posto degli eserciti nazionali”. Fu, successivamente, il 27 maggio 1952, che fu firmato a, Parigi, da sei Stati europei – nulla, ancora, esisteva, dicevamo, dianzi, dell’attuale Unione Europea – il trattato istitutivo della CED - Comunità Europea di Difesa, sulla quale, segnaliamo, a titolo informativo, ne era d’accordo anche il primo ministro britannico, egli stesso europeista, Winston Churchill – Belgio, Francia, Germania Federale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il trattato, la CED, tuttavia, non entrò in vigore, in quanto bocciato dall’Assemblea Nazionale francese. Quanto sopra, dicevamo, per la storia, ma, anche per evidenziare come, già, in un ormai lontano passato, si pensasse, con lungimiranza – ovviamente, con il sentito auspicio di mai dovere intervenire (il colosso CECA era stato ideato e realizzato, anche, per garantire “pace” in Europa) – ad una forza armata autonoma, unica ed europea. …E che “si pensasse”, guarda caso, proprio da parte di Chi ha provato di persona – italiani ed europei – il dolore ed i danni, imposti, senza pietà, dai totalitarismi del tempo e dal loro mondiale e sanguinoso conflitto, che, iniziato nel 1939, ebbe fine, solo nel 1945, con oltre 55 milioni di vittime. Dinanzi a tale evidenza – ci voleva Trump a farci concentrare, quasi d’un tratto, sul complesso tema d’una Forza armata europea – che sta, ora, scuotendo l’Unione, soprattutto, per enormi motivi di costo, ci viene da pensare che il lungo tempo, circa settant’anni, dalla creazione della citata storica CECA, avrebbe bene permesso di realizzare tale difesa, che, oggi, per quanto modesta, sarebbe, come minimo, sufficientemente radicata. Attualmente, non ci si sente sicuri e, premesso che, NATO, Unione Europea e noi vorremmo unicamente “pace” – ci pare persino impossibile che si debba, in questo 2025, trattare nuovamente degli argomenti sicurezza e difesa, definitivamente, venuti meno, con la caduta, nel 1989, del ripugnante Muro di Berlino… – siamo, comunque, chiamati a riflettere, a costruire e, come Italia, non dimenticando, al tempo, l’enorme debito pubblico, che ci tormenta e limita le disponibilità, per l’economia e per il sociale, a gettare le basi, sia pure, nei limiti del possibile, per un minimo, in maggiori entità militari, purtroppo!, e in sicurezza, nel più grande quadro europeo. Tema, da tenere in considerazione, non trascurando che a tale impegno, che significa creare deterrenza e, quindi, pace, difficilmente potremo sottrarci. Sinora, siamo stati abituati a non preoccuparci a fondo, di tale esigenza, ma, ora è venuto il momento di provvedere in merito, in concerto, con gli altri 26 membri dell’UE. Del resto, ciò, di cui stiamo trattando, significa, pure, più integrazione, in quell’Unione, che solo mira a pacifici, positivi rapporti, con vicini e il globo! Ma, a parte tutto, conviene ricordare che, per 80 anni, forte è stato il legame, fra Europa e Stati Uniti e che tale legame deve continuare, dev’essere curato, soprattutto, lasciando la parola al colloquio, alla negoziazione e alla volontà di continua amicizia, oggi, anche commerciale. Pierantonio Braggio

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