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Sabato 19 Aprile 2025 |
La Via Crucis 2025, in Arena, a Verona: "Chiamata alla pace". La riflessione proposta dal vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili.
La Via Crucis 2025, in Arena, a Verona: "Chiamata alla pace". La riflessione proposta dal vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili.
“Silenzio, commozione, preghiera. Questo quanto vissuto, la sera del18 aprile, durante la "Chiamata alla pace" in Arena. Una Via crucis del tutto speciale animata dai giovani della Diocesi di Verona e partecipata da 5.000 persone: tra loro disabili, ragazzi, famiglie, Autorità cittadine. Le 14 stazioni della Via crucis tradizionale sono state introdotte ciascuna da un breve brano biblico e commentate dalle riflessioni scritte da don Martino Signoretto, cui hanno dato voce Noemi Valentini e Stefano Vantini, due giovani attori di “Altri posti in piedi”. Si sono così idealmente alternati sotto la croce 14 personaggi storici: Giovanna d'Arco, che come Gesù ha fatto l'esperienza di essere imputata a un processo e ha voluto avere davanti un crocifisso mentre veniva uccisa; Robert Hoppenheimer, scopritore della potenza della fissione nucleare e alle prese con il senso di colpa per la morte causata dagli ordigni atomici; Hanna Arendt, filosofa che ha parlato della banalità del male e della forza del perdono; Dante Alighieri che ha esaltato Maria, la madre che Gesù ha incontrato portando la croce; Francesco d'Assisi, che come il Cireneo incontra il crocifisso quasi casualmente e si ritrova a servirlo; Rosa Parks, che come l'evangelica Veronica ha vinto le sue paure e cercato la vera giustizia; Albert Einstein, che si è lasciato conquistare da Gesù e dal desiderio di pace; Rita da Cascia, che nel segno della croce, in fronte ha condiviso la sofferenza del Cristo; Adolf Hitler, nel suo confrontarsi con quell'uomo di Nazareth, a volte stimato, altre deriso; Simone Weil, che nel crocifisso vedeva la sofferenza e l'amore messo alla prova, ma anche la porta per il Regno; Gandhi, che raccontava come Gesù gli trasmettesse il desiderio di pace, giustizia e libertà ; Edit Stein, che ha parlato della "scientia crucis", ovvero di come essa sia l'unico senso e l'unica speranza; Carlo Acutis, che non ha avuto paura nemmeno nella malattia, certo che con Cristo la morte diventa vita; e infine Madre Teresa di Calcutta, con il suo invito ad amare la vita e l'uomo, così com'è. Ha concluso la grande, sentita celebrazione in Arena, la riflessione del vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili: ”Siamo di nuovo qui in questa meravigliosa Arena per l’ennesima “chiamata alla pace”. Ce lo chiede urgentemente l’umanità di oggi. Abbiamo ascoltato 14 voci, molto diverse tra di loro: 7 donne e 7 uomini, che si sono confrontati con Gesù crocifisso. In un modo o nell’altro, con Gesù Cristo ci si deve misurare; con il suo amore disinteressato, ci si deve confrontare, davanti ad un uomo disposto a morire per i propri nemici, non si può far finta di niente. Non più tardi della scorsa settimana, con un piccolo gruppo di pellegrini, sono stato nella terra di Gesù: a Nazareth; sulle rive del lago di Tiberiade; a Betlemme; sul Monte degli Ulivi; e poi a Gerusalemme per pregare presso il Muro del Pianto, per ammirare la Spianata delle Moschee e per celebrare, dentro il Santo Sepolcro, sulla pietra dove Gesù è risorto. Sono tante, è vero, le guerre in atto; al punto che rischiamo di abituarci a questa “guerra mondiale a pezzettini”, come la chiama Papa Francesco. Ma la Terra Santa è un “barometro” infallibile della condizione globale perché è come l’ombelico del mondo. Per questo la Terra Santa è ancora senza pace. Tuttavia, nessuno ha dimenticato che, proprio qui, in Arena, il 18 maggio scorso, Maoz Inon, israeliano che ha perso i genitori nell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e Aziz Sarah, palestinese, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello, si sono abbracciati, proprio qui davanti al Papa. Anche noi in Terra Santa abbiamo incontrato tanti volti addolorati, percepito un mare di dolore, ma al tempo stesso siamo stati sorpresi per aver incontrato diverse persone colpite dalle conseguenze del conflitto, che non mostrano risentimento, che manifestano un alto grado di disarmante mitezza. Per questi sorprendenti testimoni che non fanno cronaca, ma fanno storia, il desiderio di scommettere sull’amore di Gesù crocifisso non è venuto meno, nonostante le ingiustizie subite e l’uccisione di migliaia di innocenti. Questa sera in Gesù crocifisso, abbiamo contemplato un uomo che crede nella pace anche se processato e deriso; egli crede nella pace anche se inchiodato sulla croce. La testimonianza di quest’uomo di pace, mite, giusto, innocente si avverte tangibilmente nella città santa di Gerusalemme. Il profeta Isaia, pensando a Gerusalemme, non esita ad affermare che sarà “casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56,7). Il conflitto divide, la preghiera unisce. Nel conflitto si pensa alla terra, nella preghiera al cielo; nel conflitto gli altri sono da eliminare, nella preghiera gli altri sono da affidare. Nella preghiera tutti i popoli possono ritrovare la loro vocazione di essere costruttori di pace. Siamo avvertiti che la passione di Gesù non si è conclusa nel 30 d.C., ma si prolunga in tutti i crocifissi della storia, a qualunque popolo appartengano. Non resta che pregare insieme, ognuno come può, perché tutte le croci fioriscano, perché diventino alberi di giustizia e di pace, finché giustizia e pace non si baceranno. Buona Pasqua”! - Grande evento, dunque, che ha dato vigore, in Arena, alla “Chiamata alla pace”, a quella pace, da sempre, interrotta, dalla cattiveria e dal disprezzo del pensiero e della vita altrui, e che è unica essenza per un mondo di veramente umana convivenza. Una serata, dedicata, esclusivamente, alla riflessione e al ricordo di Chi, crocifisso, per noi, glorioso, “ressurrexit, sicut dixit”…, lasciandoci le grandi parole “la pace sia con voi”!
Pierantonio Braggio

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