Pmi venete: la burocrazia costa 10 miliardi - CGIA Mestre, 17 maggio 2025
La burocrazia rappresenta un vero e proprio nemico invisibile che pesa ingiustamente sul sistema nazionale delle nostre Pmi, drenando almeno 80 miliardi di euro all’anno[1], di cui almeno 10 dovrebbero essere in capo alle imprese venete. È un fardello insopportabile che “schiaccia†soprattutto le microimprese, costrette a destreggiarsi tra moduli da compilare, documenti da produrre, timbri da apporre e file interminabili agli sportelli pubblici solo per ottenere una semplice informazione. Questi disagi tratteggiano quotidianamente la vita di tantissimi imprenditori e a denunciarli ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA. Nonostante il Veneto possa contare su un sistema pubblico di buona qualità , la complessità delle norme e, spesso, l’impossibilità pratica di applicarle rappresentano un “dramma†insopportabile. Senza contare che i tempi medi per il rilascio di permessi e autorizzazioni da parte della nostra Pubblica Amministrazione (PA) restano tra i più elevati d’Europa; uno score da non andare particolarmente fieri e riconducibile, in particolare, a un livello di digitalizzazione dei servizi pubblici ancora troppo basso rispetto alle medie UE. Di conseguenza, a pagare il conto sono le aziende: che sottraggono tempo prezioso e risorse economiche fondamentali alla loro attività produttiva. Sia chiaro: fare di tutta l’erba un fascio è sempre sbagliato. Nessuno, men che meno la CGIA, può disconoscere che anche la nostra PA presenta, in particolare nel Veneto, delle punte di eccellenza che ci sono invidiate in tutto il mondo; pensiamo alla sanità , alla ricerca, all’università e alla sicurezza. E’ previsto un taglio di 30.700 norme. Sappiamo tutti che soluzioni miracolistiche non ce ne sono, tuttavia la semplificazione del quadro normativo sembra essere una delle operazioni più auspicabili da perseguire per alleggerire il peso della burocrazia normativa. E finalmente qualche segnale importante sta giungendo dall’azione politica della maggioranza. All’inizio dello scorso mese di aprile è stato approvato un disegno di legge del governo che prevede l’abrogazione di oltre 30.700 norme emanate tra il 1861 e il 1946. Una volta approvata definitivamente, questa misura ridurrà del 28 per cento lo stock delle norme vigenti. Speriamo che i tempi di approvazione siano ragionevolmente brevi. In Ue siamo tra i peggiori. Anche dal confronto con gli altri Paesi, emerge che la nostra PA sconta dei differenziali di inefficienza molto preoccupanti. Secondo una recente indagine condotta dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), il 90 per cento delle imprese italiane ha dichiarato di avere del personale impiegato per adempiere agli obblighi normativi. Tra i paesi big dell’Unione, nessun altro ha registrato un risultato peggiore. Se in Francia il dato si è attestato all’87 per cento, in Germania è sceso all’ 84 e in Spagna all’ 82. La media UE, invece, si è stabilizzata all’86 per cento Tuttavia, la cosa più preoccupante che emerge da questa indagine è riconducibile al fatto che in Italia il 24 per cento degli imprenditori intervistati ha dichiarato che impiegano oltre il 10 per cento del proprio personale per espletare tutte le formalità richieste dalla legge, dato che scende al 14 per cento sia in Francia sia in Spagna e all’11 per cento in Germania. La media UE, invece, è pari al 17 per cento. Situazione drammatica tra gli Enti locali del Sud. Secondo la periodica indagine condotta nel 2024 dall’Università di Göteborg sulla qualità istituzionale[2] delle Pubbliche Amministrazioni presenti nelle 210 regioni dell’Unione Europea, i risultati delle realtà territoriali italiane sono state molto modeste. La prima regione d’Italia è il Friuli Venezia Giulia che si colloca al 63 posto a livello europeo. Seguono la provincia Autonoma di Trento (81°), la Liguria (95°) e la Provincia Autonoma di Bolzano (96°). Il Veneto si posiziona al 130° posto. Al netto delle regioni a Statuto speciale che, in linea generale, possono beneficiare di tante risorse pubbliche, il Veneto si colloca nelle primissime posizioni. Male le regioni del Sud: Puglia al 195° posto, Calabria al 197°, il Molise al 207° e la Sicilia al 208° si collocano proprio in coda alla classifica generale. In UE, infine, la regione più efficiente è la finlandese Åland; maglia nera, invece, è la realtà bulgara di Severozapaden.