Oro: oggi, per un alto prezzo, solo 1 oncia di fino… Dal 1944, al 1972, il metallo giallo valeva ufficialmente US$ 35 l’oncia
Di oro, metallo, detto ‘giallo’, sino dal più lontano passato, si è sempre parlato, ma mai, come dal 1972, quando l’allora Amministrazione statunitense (1969-1974) del presidente Rid Nixon ha demonetizzato il metallo giallo, il quale, allora, era trattato, rispetto ad oggi¬, pur avendo esso la stessa importanza attuale, soprattutto, come riserva valutaria delle banche centrali e come investimento – a US$ 35 l’oncia, la quale corrisponde a grammi 31,10 di fino, o di finezza 9991000, intendendo, con ciò, che su 1000 parti di giallo, proposto dal mercato – escludendo, in tal modo, l’oro in lega, destinato, per esempio, alla creazione di gioielli – 999 parti sono in fino, il più puro possibile. Il citato prezzo, non quotazione, nel 1972, di 35 l’oncia, era stato fissato, negli accordi di Bretton Woods, USA, del luglio 1944. Dopo le decisioni, del 1972 – dovute al fatto che gli Stati Uniti si vedevano costretti a cambiare enormi quantità di banconote, in oro fisico, come prevedeva la normativa monetaria di Bretton Woods, con il rischio che il Tesoro USA rimanesse, in breve, con disponibilità auree, allora, base del valore del dollaro stesso, drasticamente ridotte – le quotazioni del metallo giallo, iniziarono a salire, giungendo, in pochi mesi, sino a oltre US$100 l’oncia. Da oltre cinquantatré anni e, sino di recente, dette quotazioni, derivanti dal fixing di Londra, già attivo, dal 1919, hanno avuto, naturalmente, momenti di stasi e di aumenti, mai, comunque, così sostanziosi, quali quelli attuali, dovuti, a diversi motivi, fra i quali, monetari, politici, economico-finanziari internazionali, acquisti e vendite, da parte di banche centrali – Bankitalia ne possiede, fortunatamente, 2452 tonnellate, per lo più, in lingotti – ed uso, in gioielleria, in odontoiatria ed in altro, nonché, non ultimo, in investimento privato. Voce, quest’ultima, per realizzare la quale, si è sempre sentito consigliare, di accantonare il 10% di ogni personale entrata… Quanto all’acquisto privato del prezioso metallo, vi sono varie opportunità di forma: monete, lingotti (bullion) e conto-deposito, in banca, che non prevede la presenza di metallo fisico. Prima di utilizzare tali opportunità, è consigliabile, tuttavia, riflettere attentamente, per non trovarsi in difficoltà, in caso di bisogno improvviso di liquidità, tenuto conto dell’alta, esagerata, forse, ingiustificata, attuale quotazione del metallo, che non sempre rende facile o possibile la transazione. Non vogliamo assolutamente sconsigliare – non siamo sapienti…! – di provvedersi di oro, ma, comprarlo – intendendo, in tal caso, metallo giallo, di borsa, ossia, a 24 carati o, ripetiamo, 9991000, e quindi, fino o puro – o venderlo, oggi, non è del tutto semplice, perché, fra l’altro, il prezioso metallo, oltre a quanto detto, non è un bene trattato, in quantità, tutti i giorni, in sedi a portata di mano, e perché, dicevamo, essendo lo stesso, attualmente, costosissimo, richiede, forti esborsi, anche per minima quantità e perché, soprattutto, in caso d’urgente necessità, non facile è trovare o raggiungere, sul momento, come cennato, un compratore… Piacerà sapere, però, che l’acquisto di oro 9991000, non è gravato da IVA, mentre, in caso di vendita, con guadagno, ossia, con surplus, dato dalla differenza fra prezzo d’acquisto e prezzo di cessione, ed esclusivamente, su presentazione della fattura d’acquisto, viene applicata l’imposta del 26%, su tale surplus. Ove, invece, per una qualsiasi quantità in vendita – parliamo, sempre, di oro 9991000 – la fattura d’acquisto mancasse, viene applicato il 26% d’imposta, su tutta la partita in via di cessione. Quanto alla forma del metallo giallo, per modeste quantità, in acquisto, quella più in uso, è data da monete, parte delle quali, sono notissime, e, circa il contenuto di fino, la massima parte delle stesse, a partire, in particolare, dalle emissioni estere degli anni Settanta del 1900, porta, bene visibile – ed è una primaria garanzia – l’indicazione ufficiale, in once troy, del puro, del quale è costituita la coniazione stessa. In merito alla già citata quotazione attuale del giallo, non resta che stare a vedere, come la stessa si comporterà, nel prossimo futuro, tanto più che – bisogna pensare anche a questo – il pur importante metallo non dà rendita, se non quella, in questi ultimi anni, più che enorme, dovuta, appunto, all’improvvisa ed imprevista, alta quotazione dello stesso, e crea spesa di custodia. Certo, che se il giallo dovesse venire maggiormente utilizzato, nell’industria – attualmente, in tal senso, è più richiesto l’argento –, o dovesse costarne troppo la produzione o fermarsi la stessa, la sua quotazione salirebbe alle stelle, ma…, come sempre, il futuro è imprevedibile… Se, invece, altro esempio, dovessero venire scoperte nuove terre aurifere… Intanto, specie, in alcuni Paesi, il metallo, in tema, è bene richiesto dal mondo del gioiello, mentre riappare la tendenza a ricreare – non si sa, fino a che punto, data l’enorme quotazione – le già menzionate riserve bancarie in giallo… Nella foto: le internazionalmente note monete auree “Krugerrand”, emesse dal Sud Africa, a partire dal 1967, anche in anni successivi, e portanti, tutte, l’indicazione, in once – 1 oncia, ½ oncia, ¼ di oncia e 110 di oncia del fino contenuto. Le stesse raffigurano, sul dritto, il volto, verso sinistra, del primo presidente sudafricano, Paul Kruger (1825-1904) e, sul rovescio, un’antilope locale. Ma, è da segnalare che, sempre richieste, sono state e sono, la sterlina inglese (7,30 g di fino), i 20 franchi svizzeri (5,8 g di fino), il 20 lire o Marengo italiano (5,80 g di fino) – questi tre ultimi pezzi, furono emessi, con tanti altri, dello stesso peso e valore facciale, nel quadro dell’e Monetaria Latina (1865-1927) – e moltissime altre coniazioni, fra le quali, molto apprezzate, quelle, emesse dagli Stati Uniti d’America.
Pierantonio Braggio

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