L'AUTOPSIA - Intanto i medici sono al lavoro. «È trascorso troppo tempo da quando Sarah è stata uccisa e gettata nel pozzo - spiega il professor Luigi Strada, direttore dell'istituto di Medicina legale dell'Università di Bari. - Per questo motivo ho fatto dei prelievi e dei tamponi per chiarire l'aspetto della violenza sessuale. Per quanto riguarda il resto, confermo che sul collo della ragazza abbiamo trovato dei segni di strangolamento». A una precisa domanda sull'aspetto del corpo di Sarah, il medico aggiunge: «Il volto è sfigurato, sul corpo ci sono segni di putrefazione avanzata. La permanenza nell'acqua ha danneggiato i tessuti, Sarah è irriconoscibile. Per questo ho consigliato, anzi quasi obbligato, la madre a non vederla. Le ho spiegato che la cosa migliore è mantenere il ricordo, l'immagine di sua figlia com'era in vita».
La morte di Sarah
GUARDATO A VISTA IN ISOLAMENTO - Dopo aver confessato il delitto, Michele Misseri, 57 anni, è adesso rinchiuso in una cella del carcere di Taranto, in isolamento. «Piange molto», racconta il suo avvocato. Misseri avrebbe anche manifestato intenzioni suicide. Per questo viene guardato a vista. Lo zio avrebbe anche raccontato di aver bruciato la corda con la quale ha strangolato la nipote. L'uomo ha detto agli inquirenti che nel garage in cui ha attirato la nipote aveva a disposizione diversi tipi di corde. Nel momento in cui ha deciso di uccidere la ragazza, Misseri ha detto di aver afferrato la prima corda a disposizione con la quale ha strangolato la quindicenne. Per lui sabato è previsto l'interrogatorio di garanzia (trascorse le 48 ore dal fermo, scattato la sera di mercoledì dopo la confessione).
I FUNERALI - I funerali si svolgeranno con rito cattolico anche se Sara non è stata battezzata. Sono confermati per sabato, alle ore 15.30 al campo sportivo comunale di Avetrana. La camera ardente sarà allestita nel pomeriggio di oggi nell'auditorium Caduti di Nassiria.
IL PADRE - Parla anche il padre di Sarah, Giacomo Scazzi: «Non ho mai avuto il sospetto di mio cognato Michele - dichiara ai microfoni di Studio Aperto-Live dopo essere atterrato all'aeroporto di Brindisi - e non ho mai parlato con lui in questi giorni... avevo sempre una speranza... ora sto male e basta...». «Quando ho sentito Sarah l'ultima volta? Il 26 - dice ancora - e mi disse che stava andando al mare».
LA RABBIA - Il paese di Avetrana, che ha appreso la verità sulla sorte di Sarah 42 giorni dopo la notizia della scomparsa, si è stretto intanto intorno alla famiglia della vittima, con in testa i compagni di scuola della studentessa quindicenne. I ragazzi si sono radunati giovedì davanti all'abitazione di Sarah, si sono abbracciati, hanno pianto e hanno scritto su tre cartelloni l'addio «a un piccolo angelo». Poi, all'improvviso, hanno cambiato destinazione e sono andati a casa di Michele Misseri, «lo zio assassino, la bestia, che ci fa schifo e che deve avere l'ergastolo» (ma un coro chiedeva la pena di morte). Davanti a casa Misseri, c'è stato anche qualche momento di tensione con alcuni amici che sono andati a visitare la moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina: pochi attimi e poi i ragazzi sono andati via. Il dolore di Avetrana però non finisce e il sindaco, Mario De Marco, ha annunciato il lutto cittadino in occasione dei funerali. L'amministrazione comunale ha già chiesto al parroco, don Dario De Stefano, che gli stessi funerali si svolgano «in uno spazio più grande», al campo sportivo o al palazzetto dello sport.
«NON DEVE PIU' ESISTERE» - «L'unica cosa che dovrebbe fare - commenta invece Claudio Scazzi, fratello di Sarah - è suicidarsi. In qualunque modo, basta che la faccia finita». «Se si suicida fa l'unica cosa giusta della sua vita - dice il giovane nel corso della trasmissione "La vita in diretta" - si mette a pari col disastro che ha combinato». «Non deve più esistere» conclude.
LA SCHEDA SIM - Il telefonino di Sara fatto ritrovare il 29 settembre dallo zio era privo di batteria ma aveva all'interno la scheda Sim, contrariamente a quanto si era saputo nei giorni scorsi. Lo si è appreso da fonti investigative. La presenza della scheda Sim ha consentito agli investigatori di controllare sino all'ultimo traffico telefonico in entrata e in uscita del cellulare della ragazza. Non si sa se dall'esame della scheda, oltre che dei tabulati telefonici siano emersi anche elementi decisivi per arrivare sulle tracce dello zio.