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Gioved 7 Ottobre 2010
Minacce alla Marcegaglia, perquisita

Il direttore del quotidiano Il Giornale Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono i due giornalisti indagati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli sulle presunte minacce alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L'ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata (art. 610 del codice penale). Giovedì mattina la sede de Il Giornale e le abitazioni dei due giornalisti sono state perquisite. I provvedimenti sono stati disposti dalla procura di Napoli. Emma Marcegaglia, come si ricorderà, aveva formulato critiche nei confronti del governo in alcune sue dichiarazioni.

LA PERQUISIZIONE - I decreti di perquisizione, eseguiti dai carabinieri, sono stati emessi dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. Le perquisizioni in corso nella sede del quotidiano sono eseguite dal Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Il procuratore capo Giandomenico Lepore, parlando con l'agenzia di stampa Il Velino, ha definito il decreto di perquisizione «urgente e necessario»: «Per caso ci siamo imbattuti in questa inchiesta, stavamo indagando su altro - ha spiegato all'agenzia - Nel controllare un numero di telefono ci siamo resi conto che i colloqui tra i giornalisti de Il Giornale Alessandro Sallustri e Nicola Porro con il segretario del presidente di Confidustria Emma Marcegaglia erano tesi a far cambiare atteggiamento al presidente degli industriali che aveva rilasciato dichiarazioni dure contro il governo». Quindi, conclude Lepore: «Le perquisizioni sono tese a cercare il dossier che si brandiva contro Marcegaglia: sono state svolte nel massimo rispetto delle regole, abbiamo inviato anche due tecnici informatici per evitare involontarie alterazioni dei dati per non rovinare i computer: il reato ipotizzato è violenza privata». Il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti «per coartare la volontà altrui» perché in questo caso si configura un reato, quello di violenza privata. È, in sintesi, quanto affermano Piscitelli e Woodcock, nelle motivazioni alla base della decisione di perquisire la sede de «Il Giornale». «Il giornalista (e nessun altro) non ha diritto di utilizzare i propri scritti e le proprie pubblicazioni, o meglio la prospettazione di propri scritti e proprie pubblicazioni, allo scopo di coartare la volontà altrui». A tale proposito i magistrati affermano che quando ciò accade «si configura il delitto di cui all'art. 610 cp ravvisandosi quello che la Suprema Corte di Cassazione ha definito come lo «sviamento dello scopo» che connota in termini di ingiustizia il male prospettato: nel senso che per configurarsi il reato di violenza privata (ovvero il reato di estorsione, o quello di minaccia semplice, tutte nella fattispecie accomunato nell'elemento costitutivo della minaccia) non è necessario che il male sia di per sè ingiusto, bastando che risulti tale in relazione allo scopo cui la minaccia servi come mezzo».


Vittorio Feltri scherza con i giornalisti (tamtam)
L'INDAGINE - La «presunta» minaccia della preparazione di un dossier contro Emma Marcegaglia, alla base del decreto di perquisizione eseguito giovedì nella sede de Il Giornale, sarebbe avvenuta in seguito all'intervista rilasciata il 15 settembre scorso al Corriere della Sera dalla presidente degli industriali nella quale si esprimevano critiche al governo, con accenni ai conflitti personali (che «non aiutano la crescita») e alla campagna di stampa nei confronti di Fini. Un elemento di rilievo secondo i magistrati è rappresentato dal sms inviato il 16 settembre da Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcegaglia: «Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia». Nella successiva telefonata, pochi minuti dopo, intercorsa tra i due, il giornalista afferma: «Adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo!» aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver «spostato i segugi da Montecarlo a Mantova» con riferimento - spiegano i pm - alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria. Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset con la richiesta di un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso Il Giornale e del fatto che la Marcegaglia lo aveva poi ringraziato. Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella in cui il giornalista afferma: «Dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui... la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire... quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...».

«PERCEPII UN RISCHIO» - La percezione di «un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona...». Il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia ha risposto così quando è stata interrogata in qualità di persona informata dei fatti dai pm di Napoli il 5 ottobre scorso. Un passaggio della testimonianza del presidente degli industriali è riportato nel decreto di perquisizione. «Dopo il racconto che Arpisella mi fece - dichiara la Marcegaglia - ho sicuramente percepito l'avvertimento come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri». «Il Giornale e il suo giornalista - ha aggiunto - hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti de Il Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità, io su Il Giornale almeno recentemente non avevo fatto... Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un'intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate».

SALLUSTI QUERELA IL PROCURATORE DI NAPOLI - Nel frattempo il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ha dato mandato di querelare il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine, in merito alla dichiarazioni rilasciate dal magistrato. «Non ho mai fatto - ha detto Sallusti - o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull'argomento in questione, non ho mai parlato in vita mia con il presidente Marcegaglia, con il suo assistente Rinaldo Arpisella, del quale ho appreso solo oggi l'esistenza, nè con persone riconducibili allo staff del presidente di Confindustria».

FELTRI - «Non abbiamo mai avuto problemi con Emma Marcegaglia, nemmeno quando lei dichiarò che su Fini e sulla casa di Montecarlo stavamo esagerando». Così il direttore editoriale del Giornale Vittorio Feltri ai microfoni di Cnrmedia. «Io personalmente - continua Feltri - sono amico della signora Marcegaglia, ricordo che due settimane fa dichiarò che avremmo dovuto smettere di occuparci delle questioni immobiliari del Presidente della Camera e in quella circostanza le rispondemmo a tono sul giornale. Ma questo - aggiunge Feltri - rientra nella polemica che accompagna qualsiasi iniziativa giornalistica. Siamo ben contenti che vengano a fare perquisizioni, così si renderanno conto che non abbiamo legami con nessuno», ha concluso il direttore editoriale de Il Giornale che entrando presso la sede di via Negri Milano si è fatto fotografare incrociando le mani come se avesse le manette.





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