Budapest, Topolino incontra Dylan Dog: intervista al fumettista Fabio Celoni
Ogni anno a Budapest si tiene il Festival Internazionale del Fumetto (il Budapesti Nemzetközi Képregényfesztivál), in cui da almeno due anni l’Italia partecipa con ospiti di prima fila, per effetto di una grande svolta nel panorama fumettistico italo-ungherese, la traduzione di Dylan Dog in ungherese, iniziata nel 2014. Quest’anno la grande matita di turno è doppiamente famosa, perché Fabio Celoni è sì disegnatore e sceneggiatore del misterioso detective, ma anche una storica firma di Topolino. Economia.hu lo ha incontrato dopo la sua presentazione all’Istituto Italiano di Cultura, dove il pubblico ha partecipato alla magia di veder prendere vita i suoi personaggi sulla tavola…intervistarlo non è stato facile, perché Fabio, gentilissimo, ha trascorso almeno un’ora dopo l’incontro a offrire disegni a tutti quelli che glieli chiedevano e dunque…a tutti!
Riguardo al passare continuamente dalle atmosfere di Dylan Dog a quelle di Topolino: "E’ sempre un passaggio faticoso, - ha raccontato Celoni nell'intervista per il Budacomics - è un po’ come guadare un fiume in piena, dove l’acqua rappresenta la potenza della narrazione ma anche la complessità del linguaggio di ogni singolo stile. E’ come parlare due lingue diverse, all’inizio fai sempre un po’ fatica a “switchare” da una all’altra, non è immediato se non lo pratichi tutti i giorni. E lavorando magari a una storia realistica per diversi mesi, il dover passare improvvisamente a un linguaggio umoristico può non essere immediato".
Com’è la vita del disegnatore di fumetti?
Abbastanza irregolare! Sono un libero professionista, quindi mi devo organizzare come meglio credo di volta in volta e capita spesso di restare a disegnare fino alle due di notte per finire un lavoro: la mattina dopo alzarsi non è proprio una gioia!
Esiste il blocco del fumettista, come c’è quello dello scrittore?
Può succedere di restare bloccati su un punto e non sapere come andare avanti, ma a dirti la verità a me capita piuttosto il contrario: più che cercare i cavalli devo mettere le briglie alle idee per potermi concentrare su alcune!
Che accoglienza hai trovato a Budapest?
Fenomenale! I ragazzi del club dei fan di Dylan Dog (vedi qui) mi hanno riservato un trattamento quasi regale e tra il Festival del Fumetto e l’Istituto di Cultura mi sono trovato circondato da appassionati e colleghi di altissimo livello. Sono davvero felice di questa esperienza.
Qual è lo stato attuale del settore del fumetto in Italia?
Purtroppo il calo dei lettori è un dato di fatto, il mercato si contrae perché la gente dedica meno tempo alla lettura, degli albi come dei libri.
Quindi per un giovane che vuole iniziare questa carriera che futuro si prospetta?
Io consiglio comunque di assecondare il proprio talento, ma al momento se non si lavora per uno dei tre grandi editori, Bonelli, Disney e Panini, è davvero dura.
I libri si sono evoluti con gli ebook, cambiamento che riguarda in parte anche i fumetti. Esistono però anche forme nuove di fumetti, più adatte ai lettori di oggi?
Sono personalmente l’inventore di un nuovo modello di fumetto che si chiama smartcomics. Lo abbiamo proposto all’ultimo Lucca Comics trovando subito un editore, che si chiama Sciockdom. In pratica in una sola vignetta si trova tutta la storia, in un formato pensato per gli smartphone e che sarà mantenuto anche nella versione cartacea (13X8 cm).
Lo lasciamo a firmare autografi: operazione laboriosa visto che a ognuno regala un suo disegno fatto sul momento!