Comunicato stampa del 24/08/2023 Pace di Paquara, San Giovanni Lupatoto, Verona.
Domenica 27 agosto, festa, con cento figuranti in riva all’Adige… Vogliamo: P a c e ! La pace di Fra Giovanni da Schio (1200-1265).
È stata presentata oggi, giovedì 24 agosto, nella Sala Rossa - Palazzo Scaligero, Verona, la rievocazione storica della Pace di Paquara, San Giovanni Lupatoto, in programma domenica 27 agosto, al parco dell'Adige.. Sono intervenuti: il Presidente della Provincia di Verona, Flavio Pasini; il Sindaco di San Giovanni, Attilio Gastaldello e l'Assessore al Turismo, Debora Lerin; lo storico locale Roberto Facci; Paolo Artelio, Presidente della Fondazione per il turismo “Destination Verona & Garda Foundation” e Stefano Santilli, Presidente della Compagnia della Ginestra. L’evento rievoca i fatti del 1233, quando Guelfi e Ghibellini, dopo una sanguinosa battaglia, vennero riuniti in località Paquara dal frate domenicano Giovanni da Schio. In riva all’Adige, gli avversari sancirono la storica pace. Per rievocarla, domenica arriveranno a San Giovanni, dalle 10,30 in poi, un centinaio di figuranti quali artigiani, arcieri, giullari e cavalieri medievali. I più piccoli potranno partecipare al battesimo della sella, oppure, cimentarsi nel tiro con l'arco, con frecce con punte di gomma, in uno spazio riservato e protetto. Prevista, inoltre, un’esibizione dei falconieri con i rapaci. L’ingresso alla manifestazione sarà da via Porto che, per tutto il giorno, rimarrà interdetta al traffico. Verrà attivato un servizio di bus navetta, dalle 10 alle 17, con partenza dal parcheggio di via Ugo Foscolo, di fronte all'ufficio postale. “Nei comuni della nostra provincia e in altri territori si ricordano spesso le grandi battaglie del passato con manifestazioni importanti – ha sottolineato il Presidente, Flavio Pasini –. Ma oggi è fondamentale, come accade a San Giovanni, rievocare anche i momenti storici di pace. Perciò auspico che la festa di domenica sia occasione di riflessione sul valore della pace, oggi quanto mai necessaria anche ai confini dell’Europa”. “Si tratta di un evento, recentemente riportato all’attenzione della comunità dal paziente lavoro dello storico locale Roberto Facci, che la nostra Amministrazione intende valorizzare anche in chiave turistica – ha spiegato il Sindaco di San Giovanni Lupatoto, Attilio Gastaldello -. Inoltre, questo appuntamento conclude il calendario del Sangiò ArtFestival che quest'anno, nonostante condizioni climatiche spesso avverse, ha visto una grande partecipazione di cittadini, lupatotini e non, a tutti gli eventi”. «Domenica, una speciale ‘moneta’ rievocativa verrà coniata per l'occasione e potrà essere acquistata dai presenti – ha annunciato l'assessore al Turismo di San Giovanni Lupatoto, Debora Lerin –. Ci sarà un servizio ristoro, con risotto all'isolana e altre specialità. In tarda mattinata, inoltre, ‘sveleremo’ la torta celebrativa della Pace di Paquara, alla presenza dei tre pasticceri: Daniele, della pasticceria Lorenzetti, Emmanuele, della pasticceria Alice, ed Elena della Dolceria, che racconteranno il lavoro svolto, per arrivare alla ricetta condivisa e offriranno un assaggio della torta a tutti i presenti». Ottime parole d’auspicio, quelle del presidente della Provincia, Pasini: è vero…, ricordiamo battaglie ed ‘eroi’, per così dire, del passato – e quante, non vene sono state, negli anni e nei secoli trascorsi… Ma, la gente, noi, abbiamo bisogno assolutamente di pace, con un vivere, in seria collaborazione e di reciproco aiuto, accompagnato da conforto. Anche l’evento di Paquara, sia, dunque, motivo, per invocare, assieme a Fra Giovanni da Schio (1200-1265), “pace”! Quanto alla località Paquara e ai relativi avvenimenti – lotte, fra Guelfi e Ghibellini – in quél di San Giovanni Lupatoto, ci aiuta a capire meglio il tutto il testo, che segue, pubblicato, nel 2014, a cura della “Pro Loco San Giovanni Lupatoto Città della Pace di Paquara:” Il primo ventennio del XII secolo fu, per tutto il territorio dell’Italia settentrionale, un periodo dominato da continue lotte fra comuni o fra fazioni, che stavano tentando di trasformarsi in signoria. Era il periodo di contrapposizione fra papato ed imperatore, fra Guelfi e Ghibellini, di lotta per la conquista della egemonia sociale. Per Verona, è l’epoca di Ezzelino da Romano, passato nell’immaginario popolare come esempio della crudeltà più bieca. Come non bastasse, la violenza, proprio negli anni, che vanno dal 1220 a 1233 il territorio nazionale viene invaso e devastato anche dalle cavallette. In questo quadro, nella primavera del 1233, si verifica un magico momento di tregua, nel susseguirsi dei saccheggi, migrazioni, uccisioni e vendette. Tale avvenimento, chiamato ‘Il grande Alleluia’, vide protagonisti alcuni predicatori efficacissimi, i frati pacieri, che con la loro arte oratoria riuscivano a catturare gli animi, a far cogliere la necessità di una revisione di un sistema sociale tanto crudele, a volte inumano, a far sentire con urgenza la necessità di un ritorno alla pace, alla fratellanza, a rapporti sociali più umani. Fra tutte queste figure, emergeva, per capacità oratorie e spessore politico, ben al di sopra degli altri, quella del frate domenicano, che realizzò il ‘raduno della Paqua’, Fra Giovanni da Schio o da Vicenza (1200-1265). Verso la fine di luglio del 1233, troviamo il nostro predicatore a Verona, in Piazza delle Erbe, inarrivabile nella capacità di infondere a tutto il popolo l’entusiasmo per la pace. Proprio nel territorio, che sar, poi, San Giovanni, questo frate organizzò quello che sarebbe passato alla storia come il suo capolavoro, una festa della pace. senza pari, un raduno di rappresentanti di tutta l’Italia del Nord, da tenersi nel nome della generale fratellanza; raduno che egli convocò per la domenica 28 agosto dello stesso anno, nella pianura di Paquara, sulla sponda dell’Adige, a quattro miglia da Verona. “Si convenne poche miglia al sud di Verona, sulla riva destra dell’Adige, a S. Giovanni Lupatoto, sopra una campagna di praterie detta Paquara. Vi risplendeva una schiera di principi della Chiesa con grande seguito: innanzi a tutti Bertoldo, il Patriarca di Aquileja, poi i Vescovi di Verona, Brescia, Mantova, Bologna, Modena, Reggio, Treviso, Vicenza e Padova; di essi Guala da Brescia e Guglielmo da Modena, particolarmente legati a fra Giovanni; poi parecchi ecclesiastici di più alta importanza come l’arcidiacono Tancredi di Bologna e padre Giordano Forzatè da Padova; finalmente un esercito di chierici secolari e regolari della città e della campagna”. Per concorde giudizio dei contemporanei il numero dei convenuti era sterminato. Paride da Cerea li stima, forse esagerando, 400.000 persone. Rolandino, presente, dice che non si era mai veduta in Lombardia tanta gente riunita, e il Maurisio anzi pretende che, dal tempo del Salvatore, in poi, nessuna adunanza cristiana cosi grande sia stata mai. Lo spettacolo di questa infinita marea di popolo deve essere stato stupefacente. “Cittadini guelfi e cavalieri ghibellini, per lo più, l’un contro l’altro, spesso, nelle battaglie, si accalcavano per udire il grande predicatore, il che non era certamente la cosa più agevole”. Frate Giovanni si fece erigere un pulpito fatto di una impalcatura di legname alta sessanta braccia, vi montò sopra e cosi divenne visibile da lontano; predicava sulle parole del testo “pacem meam do vobis, pacem meam relinquo vobis” - vi dò la mia pace, lascio a voi la mia pace…! Nonostante queste premesse, gli esiti della mediazione di Fra Giovanni furono nulli, nel senso che proprio finché si smontavano le tende, erano riprese le liti, gli assassini, e tutto era tornato come prima. Quattro giorni dopo, il 3 settembre, lo stesso Fra Giovanni venne arrestato e imprigionato a Vicenza; la sua sorte finale non è conosciuta con chiarezza; sappiamo che venne utilizzato dal Papato, per missioni diplomatiche. A ricordo di un avvenimento di incontrovertibile valenza storica come la Pace di Paquara, rimangono sia nel territorio di San Giovanni Lupatoto, che in quello di San Michele Extra, solo i nomi di due vie omonime, che sboccano sulle rive dell’Adige, oltre ad una lapide, fatta murare, nel frontale della torre centrale della corte di Sorio”. Andiamo, dunque, a Paquara, ricordando fatti, che ci auguriamo, non si ripetano, e non dimenticando, con il calice in mano, il sentito richiamo del domenicano, Fra Giovanni, alla più ampia e sincera comprensione fra uomini.
Pierantonio Braggio

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