Biodiversità e Agricoltura: Progetto pilota, per una Convivenza sostenibile, presentato ufficialmente a Mezzane di Sotto, Verona.
Per la prima volta, nella nostra provincia, il venire meno della biodiversità viene posto in relazione, con il calo dell’attività agricola. Nei recenti vent’anni, nell’Est veronese, è scomparso un quarto delle sue aziende agricole e, parallelamente, sono spariti ettari di frutteti, promiscui e specializzati. Dirette conseguenze ne sono sono la perdita di biodiversità vegetale e l’interruzione della catena insetti-uccelli: tra il 1980 e il 1990, erano state censite 47 specie nidificanti, che oggi sono quasi del tutto sparite; stessa sorte, per le quasi 300 specie floristiche, ridotte, oggi, a una ventina. È andato perduto, in sostanza, l’equilibrio esistente, fino a vent’anni fa, quando il territorio era efficacemente presidiato e curato attentamente dalla famiglia diretto-coltivatrice. Tali argomenti sono stati al centro del convegno, tenutosi, il 24 maggio, a Villa Maffei, Mezzane di Sotto, per presentare il progetto “Biodiversità è efficienza: produrre meglio, per un territorio, a misura di agricoltore”, che vede la compartecipazione delle federazioni provinciali di Cia, capofila, Coldiretti e Confagricoltura. Unanime la soddisfazione dei rispettivi presidenti: Andrea Lavagnoli (Cia) si è compiaciuto per il riconoscimento dell’agricoltore come colui che “tutela il territorio, e non colui che lo prosciuga, come spesso si vuol far credere”, Alex Vantini (Coldiretti) ha invece parlato della responsabilità dell’imprenditore agricolo “non solo nella fase di produzione del cibo, ma anche per quanto riguarda la salubrità e la sicurezza dell’ambiente”, Alberto De Togni (Confagricoltura) ha sottolineato l’importanza di dotare le aziende agricole di manodopera, nei tempi dettati dalle produzioni, riconoscendo diritti e dando piena dignità ai lavoratori. Il progetto, sostenuto dalla Camera di Commercio di Verona, prevede la realizzazione di un’oasi di ricerca, nella zona di Mezzane di Sotto, Verona, dove si effettueranno prove di reintroduzione di specie venute meno ed individuate. Gli aspetti scientifici sono stati illustrati da esperti, che hanno parlato della fragilità di un territorio, che sta perdendo la propria complessità floristica e faunistica. Stefano Macolino, docente di Foraggiocoltura all’Università di Padova, ha illustrato, come nel vigneto sia possibile – con una gestione mirata – ricostruire un habitat accogliente, non solo per il singolo appezzamento, ma per un areale più ampio. “Quello che l’agricoltore fa nel suo campo si ripercuote nell’intero ecosistema” – ha detto Benedetto Ruperti, docente di Fisiologia vegetale, presso l’Università, di Padova è intervenuto ricordando quanto sia disastroso il fenomeno dell’abbandono dei territori. “Vigneti e uliveti lasciati incolti – ha detto – diventano veri e propri serbatoi di specie nocive”, sottolineando, così, l’importanza di una gestione responsabile da parte degli agricoltori, per il recupero della catena trofica locale. Carlo Dicapi, veterinario e ornitologo, contribuirà al progetto monitorando la presenza di avifauna. “La diminuzione vertiginosa del numero di specie nidificanti, in queste zone, non è riconducibile alla monocoltura, come spesso si sente dire – ha dichiarato – ma è comunque necessario agire per contenere la perdita di presenze. Per esempio, collocando nidi artificiali, che sono molto attrattivi, per le specie migratorie, che, in questi territori possono ancora trovare un habitat confortevole”. Ha poi portato la sua testimonianza anche Ivano Confortini, funzionario della Regione Veneto per la gestione faunistico venatoria, che ha ricordato l’importanza di ripristinare la flora, per poter gestire anche la fauna che, se non controllata adeguatamente, può diventare molto invasiva, come nel caso di nutrie, corvi, storni, colombi e altre specie, considerate, ormai, molto dannose. Mirko Sella, vicepresidente della Federazione veronese di Cia - Agricoltori Italiani e coordinatore del progetto, ha spiegato che “l’obiettivo è il recupero della biodiversità autoctona della collina e dell’alta collina veronese, fino ad arrivare alla Lessinia e al monte Baldo”. Cristiano Fini, presidente nazionale dell’Organizzazione, nel suo intervento da remoto, ha prospettato la replicabilità del progetto in altri territori, oltre a quello veronese, sottolineando l’importanza della figura dell’agricoltore che “incarna il vero significato della sostenibilità in tutti gli ambiti: economico, ambientale e sociale, scongiurando, con la sua presenza, lo spopolamento del territorio”. Erano presenti all’incontro, per manifestare la propria adesione al progetto, il presidente del Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella, Christian Marchesini, ed Emanuele Anselmi, presidente del Giardino delle Erbe di Sprea, dove verrà costituito un archivio genetico delle specie floristiche autoctone. Anche le Cantine del territorio hanno manifestato interesse, nei confronti del progetto, come dimostrato dalle testimonianze portate dall’amministratore delegato del Gruppo Collis, Pierluigi Guarise, e dal direttore generale del Gruppo Vitevis e della Cantina di Soave, Alberto Marchisio. Nel porgere i saluti alla sala, il sindaco di Mezzane di Sotto, Giovanni Carrarini, ha auspicato che la sinergia tra le parti sia foriera di nuove opportunità per il territorio. Un grande, innovativo progetto, in’idea pregevole, un dono concreto al territorio, di reintroduzione e di rinnovamento delle sue caratteristiche, atto a favorire, doverosamente, quanto perduto, ridando vera vita allo stesso e capace, una volta realizzato, di fare risorridere quella flora e quella fauna, che, per ora, grande assente, ci hanno lasciati. Un grazie a Chiara Gozzo, che ci ha facilitato la stesura del presente rapporto, il cui contenuto non deve restare a sola conoscenza dei suoi saggi ideatori, ma, di tutti coloro, che natura amano. Quella natura, ottimamente affrescata, nella Sala degli Affreschi della citata ex Villa Maffei (1788), ora sede municipale di Mezzane di Sotto.
Pierantonio Braggio