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Luned 27 Maggio 2024
Il Veneto è la regione più “superbonusizzata” d’Italia… Conti e considerazioni, da parte dell’Ufficio Studi di CGIA Mestre.

Gli ultimi dati disponibili dicono che il Veneto è la regione che più di qualsiasi altra ha fatto ricorso al Superbonus, per efficientare il proprio patrimonio residenziale. Infatti, a fronte di 59.588 asseverazioni depositate presso l’ENEA, l’incidenza di questo numero. sull’intero stock di unità abitative presenti nella nostra regione è stato pari al 5,6 per cento. Nessun’altra regione d’Italia ha registrato una percentuale superiore alla nostra. Il dato medio nazionale, invece, è stato del 4,1 per cento. Nonostante questo record, la spesa in capo allo Stato, per ogni intervento effettuato in Veneto, è tra le più basse del Paese. Se da noi l’investimento medio è stato pari a 194.896 euro, solo la Sardegna e la Toscana, rispettivamente con 187.413 euro e 182.930 euro, hanno registrato degli importi inferiori. La media nazionale, invece, ha toccato i 247.531 euro. Gli oneri complessivi a carico dello Stato per le detrazioni maturate in Veneto hanno raggiunto complessivamente gli 11,6 miliardi di euro (pari al 9,5 per cento della spesa totale). In linea generale possiamo affermare che i proprietari di immobili in Veneto sono stati i più solerti a utilizzare questo bonus, anche se il valore economico medio degli interventi portati a detrazione è stato tra i più contenuti del Paese. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che, in merito al Superbonus, sin dalla sua introduzione (1 luglio 2020) ha espresso delle forti critiche e continua a ribadirle anche nella nota odierna. Sarebbe stato meglio investire negli alloggi pubblici. A livello nazionale il Super Ecobonus 110 per cento è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali . Ebbene, se lo Stato, anziché finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. Pertanto, in linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate. Non solo. Grazie a questa operazione disporremmo di 400mila alloggi pubblici in più di quanti ne contiamo adesso. Insomma, investendo tutte queste risorse nel social housing avremmo in massima parte risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis , a 3,5 milioni di persone. Superbonus: come un Robin Hood al contrario. Il Superbonus, invece, sino ad ora, si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri, per dare ai ricchi. Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni, sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive, da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perché costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, è chiamato a sostenere le persone meno abbienti, dal punto di vista economico e sociale. Oltre la provocazione. E’ evidente che quella appena denunciata dall’Ufficio studi della CGIA altro non è che una provocazione; tuttavia, essa dà l’idea di come, attraverso il Superbonus, lo Stato abbia speso con una certa “leggerezza” una cifra ingentissima, destinandola soprattutto alle persone più danarose. Lo vedremo in seguito: questo importo, nella stragrande maggioranza dei casi, è andato a beneficio di proprietari di unità abitative private, con disponibilità economiche tali da poter farsi carico di gran parte dei costi di efficientamento edilizio/energetico, sostenuti in questi ultimi anni . Questo provvedimento, inoltre, rischia di non raggiungere nemmeno gli obbiettivi di efficienza energetica di lungo periodo, che per essere conseguiti richiederanno interventi continuativi, anche nei prossimi anni. Misura surreale. Al netto delle considerazioni puramente teoriche e provocatorie appena riportate più sopra, le poche statistiche disponibili confermano, comunque, queste tesi. In più di un’occasione la Banca d’Italia ha evidenziato la natura regressiva di questa agevolazione fiscale, destinata al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici . E anche la Corte di Conti ha avuto modo di denunciare come le risorse impegnate, per il cosiddetto 110 per cento, abbiano interessato, in particolare, le persone più benestanti. Secondo la magistratura contabile, infatti, le detrazioni per il risparmio energetico estrapolate dalle dichiarazioni dei redditi Irpef degli italiani, relative all’anno di imposta 2021, hanno interessato il 5,6 per cento dei contribuenti con meno di 40mila euro di reddito e il 37 per cento circa di quelli con oltre 150mila euro. Insomma - con un costo spaventoso per le finanze dello Stato che, in massima parte, ha avvantaggiato i più ricchi - il Superbonus è diventato una misura dai contorni “surreali”, se non fosse, purtroppo, che a pagare il conto nei prossimi anni saranno chiamati a rispondere tutti gli altri, in particolare le fasce sociali più deboli. Queste, infatti, non potranno beneficiare di risorse aggiuntive a sostegno delle principali misure di welfare state; in quanto il nostro debito pubblico, a seguito della generosità di questo provvedimento, è destinato ad aumentare, di un ulteriore punto tra il 2024 e il 2026, arrivando così a toccare il 137,7 per cento del Pil . L’obiezione. Chi politicamente ha voluto e continua difendere questo provvedimento, sostiene che non si debba guardare solo alla spesa che lo Stato si è fatto carico fino ad ora, ma anche agli effetti economici positivi, che esso ha generato. Vale a dire più gettito (Irpef, Ires, Iva, etc.), più occupazione, più Pil, più risparmio energetico e meno emissioni di inquinanti. E’ un’obiezione corretta, che, tuttavia, è facilmente confutabile dalla posizione, tenuta dalla CGIA; se invece di ricorrere al Superbonus, per incentivare quasi esclusivamente gli interventi di edilizia privata, ci fossimo avvalsi di questa misura, per costruire/rifare solo gli edifici residenziali pubblici, le conseguenze appena richiamate dai “sostenitori” del 110 per cento sarebbero state praticamente le stesse. Con una differenza sostanziale: nel secondo caso avremmo compiuto un’azione di giustizia sociale, che la misura attualmente in vigore ha paurosamente disatteso. Risultati ambientali ed economici comunque modesti. Anche i risultati ottenuti dall’incentivo fiscale in oggetto sarebbero stati molto modesti. Ancorché non ci siano valutazioni scientifiche rigorose, sotto il profilo ambientale, l’abbattimento delle emissioni di CO² sarebbe molto contenuto. Sempre secondo la Banca d’Italia , le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari, in quasi 40 anni. In termini strettamente economici, invece, tra il 2021 e il 2022, gli investimenti in edilizia residenziale sarebbero aumentati del 60 per cento. Sebbene non sia possibile quantificare l’incidenza degli incentivi fiscali su questo incremento, va ricordato che la quota sul Pil nazionale del settore delle costruzioni è poco meno del 6 per cento (prezzi correnti). Tuttavia, il contributo del Superbonus alla crescita della ricchezza del Paese, in questo biennio, non dovrebbe aver superato gli 1,8 punti, di cui 1,2 nel primo anno (su 7 punti di crescita totale) e circa 0,7 nel 2022 (su 3,8 punti complessivi). Il numero degli occupati nel settore in questi ultimi anni, invece, ha subito un deciso aumento. Non poteva essere altrimenti, con un investimento di oltre 122 miliardi di euro, abbiamo “drogato” il mercato, facendo esplodere la domanda e, conseguentemente, anche la platea degli addetti in edilizia. Tuttavia, ora che il ricorso al Superbonus sta “scemando”, gli occupati di questo settore stanno diminuendo. Boom dell’inflazione. Grazie all’agevolazione fiscale del 110 per cento, è stata pressoché eliminata qualsiasi forma di partecipazione dei beneficiari al costo. Venuto meno il contrasto di interessi tra cliente e costruttore, questa situazione, affiancata anche dagli effetti legati alla ripresa post Covid, ha contribuito ad aumentare a dismisura i prezzi delle materie prime e dei prodotti/servizi correlati, con una ricaduta sui costi di costruzione degli edifici residenziali, del tutto ingiustificata, con conseguenze molto negative anche sugli appalti pubblici. L’impennata dei costi di moltissimi materiali sta imponendo una revisione dei prezzi, per un gran numero di opere pubbliche già cantierate, causando alla Pubblica Amministrazione non poche difficoltà ad adeguarsi per il deciso aumento del costo dell’opera e, in molti casi, provocando il rallentamento o addirittura la sospensione dei lavori nei cantieri. Una giungla burocratica e 15 miliardi di frodi. Nato male, è proseguito peggio. Il Superbonus è venuto alla “luce” nel maggio del 2020 e, sin dall’inizio, la sua applicazione è stata fortemente legata agli altri bonus edilizi (ristrutturazione edilizia, rigenerazione energetica, sisma, mobili, etc.). Questo “intreccio” ha contribuito a far esplodere la giungla burocratico-legislativa, che, in questi quattro anni, ha comportato oltre 280 modifiche normative e relativi chiarimenti in materia di bonus edilizi. Una situazione che ha creato, tra gli addetti ai lavori e tra i proprietari di abitazioni, tanta confusione e altrettanta incertezza applicativa, favorendo, in parte, anche la proliferazione di truffe ai danni dello Stato. Secondo l’Agenzia delle Entrate , ad oggi le frodi riconducibili ad un utilizzo illegale dei bonus edilizi sono state pari a 15 miliardi di euro, di cui 8,6 sono stati oggetto di sequestri preventivi, da parte dell’autorità giudiziaria e 6,3 sono stati sospesi. _____________________________ [1] Al 30 aprile 2024; [2] Questa voce non include gli effetti economici del Sismabonus; [3] Agenzia Nazionale Efficienza Energetica; [4] ENEA, Super Ecobonus 110%, 30 aprile 2024. Questo importo non include gli effetti economici del Sismabonus; [5] 1° Rapporto Federproprietà-Censis, “Gli italiani e la casa”, 12 dicembre 2022; [6] Corte dei Conti, Memoria nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia, V Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, aprile 2023; [7] Questioni di Economia e Finanza, Il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni per gli interventi pubblici, n. 845, aprile 2024;[8] Op. cit; [9] Ufficio Parlamentare di Bilancio, Memoria della Presidente sul DDL AS 1092 di conversione del DL 29 marzo 2024, n. 39 (agevolazioni fiscali edilizia), Commissione 6ª del Senato della Repubblica (Finanze e tesoro), Roma, 18 aprile 2024;[10][10] Audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia, testimonianza di P. Tommasino, dirigente del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, 5ª Commissione della Camera dei Deputati (Bilancio, tesoro e programmazione), Camera dei Deputati, Roma, 29 marzo 2023; [11] Audizione del Direttore Avv. Ernesto Maria Ruffini, Decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, 6ª Commissione Finanze Tesoro, Senato della Repubblica, Roma, 16 aprile 2024.
Alle validissime considerazioni di CGIA Mestre, di cui sopra, datate 25 maggio 2024, scorso, vorremmo aggiungere un’ulteriore, modesta considerazione. Diciamo, aggiungere, in quanto, appunto, bene sarebbe stato investire in edifici, per cittadini o famiglie in bisogno, ma, sarebbe stato bene anche pensare alla realizzazione di case di riposo, per anziani, dato che pesante è la notizia, per cui, solo in provincia di Verona, sono in attesa d’essere ricoverati non meno di 1700 cittadini. Preoccupa, ovviamente, poi, e non poco, il costo dell’operazione superbonus – i cui risultati sono sopra esposti – ¬di 122 mld, tenuto conto, inoltre, dell’attuale debito pubblico, oggi, a oltre 2923 mld. Riduciamo la spesa pubblica e la burocrazia!
Pierantonio Braggio






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