Per la nuova chiesa parrocchiale di Nogara, Verona. Il luogo di culto sostituirà l’attuale, inagibile.
Per la nuova chiesa parrocchiale di Nogara, Verona. Il luogo di culto sostituirà l’attuale, inagibile.
Aperto, da giovedì 27 giugno, il concorso per la realizzazione della nuova chiesa parrocchiale di Nogara, Verona. Il luogo di culto sorgerà, al posto dell’attuale, dichiarato inagibile, lo scorso autunno, per cedimenti del tetto. La Diocesi di Verona ha aperto un concorso di progettazione su invito, coinvolgendo sei realtà, con esperienza nel settore: Barozzi-Veiga, Rossi Prodi Associati, Edoardo Milesi & Archos, Tamassociati, C+S Architects, Alberto Lancini, che concorreranno assieme a liturgisti e ad artisti, per proposte progettuali. Il concorso è stato indetto dal Servizio per i Beni culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Verona, in collaborazione con il responsabile del procedimento, l’architetto Mirco Marconcini, adottando le indicazioni dell’omologo servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana, la quale finanzierà parte dell’opera. «La chiesa non è solamente l’aula liturgica, bensì l’insieme delle relazioni che, a partire dall’aula liturgica, si stabiliscono con le persone. È uno snodo importante, nella vita di una comunità. Oggi, dove i momenti di incontro sembrano affievolirsi, è ancora più importante che ci sia non solo una chiesa, ma un complesso, che garantisca la possibilità di relazione e di incontro», ha evidenziato il vescovo di Verona, Domenico Pompili. Il 27 giugno, sono stati forniti ai progettisti i materiali e le informazioni, relativi al bando. Entro il 16 ottobre 2024, gli stessi consegneranno le loro proposte, che saranno poi valutate da una commissione parrocchiale e da una giuria tecnica diocesana. Si procederà, quindi, alla verifica del progetto vincitore, mentre, tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, si potrebbe giungere al deposito del progetto presso il Comune di Nogara, ad indire la gara d’appalto e ad iniziare i lavori. Nei mesi precedenti, inizierà la demolizione della vecchia chiesa. I progettisti dovranno tenere conto anche delle indicazioni fornite dalla Parrocchia, che, nei mesi scorsi, ha promosso un ricco cammino di ascolto del territorio, di condivisione delle prospettive e di approfondimento di tematiche liturgiche e architettoniche, con formazioni specifiche e visite ad alcune chiese di recente realizzazione. Sotto la guida dell’architetto animatore di comunità, Davide Fusari, è maturato un percorso sinodale (dal greco synodos, composto syn, che significa “insieme” e dal sostantivo odòs, “cammino”) che ha fatto emergere, attraverso consultazioni, questionari e lavori di gruppo, una serie di desideri, aspettative e punti fermi della comunità. Non sono mancate voci critiche o “fuori dal coro”, sempre ricondotte, tuttavia, nell’alveo del confronto democratico delle idee, grazie alla mediazione condotta soprattutto dal parroco don Andrea Anselmi. Le richieste dei parrocchiani: l’affaccio verso la piazza, la valorizzazione degli spazi verdi, la presenza del campanile, la luminosità, ma anche uno spazio accogliente, che permetta il raccoglimento e la preghiera personale, ispirando trascendenza e, al contempo, favorendo la celebrazione comunitaria. Circa gli esterni, vi sono state richieste con la valorizzazione dello spazio del sagrato, come luogo d’incontro, dopo le celebrazioni, e dello spazio aperto, tra la chiesa e il complesso parrocchiale, come luogo per le attività della parrocchia, attrezzato e ombreggiato. Ha, quindi, rimarcato il vescovo Domenico, rivolgendosi espressamente ai progettisti: «L’invito è che l’attuale vuoto sia riempito di nuovo, da possibilità di incontro e di relazione, sia in senso verticale, che in senso orizzontale. Ciò risponde anche a due aspettative: di rendere questo luogo finalmente sostenibile, capace cioè di reggere all’usura del tempo, come non è stato il precedente, e di farne un luogo abitabile, che descriva un rapporto, che la chiesa ha sempre avuto con lo spazio esterno. Il sagrato, dopotutto, è un’invenzione antica e dice proprio che la chiesa non è stata concepita, come uno spazio chiuso, ma sempre come spazio aperto. A voi dunque l’onere di dare alla sostenibilità e a questa capacità di relazionalità diffusa una forma concreta». Ottime considerazioni: non solo culto, ma anche quanto insegna il culto: opinioni e raccomandazioni sentite, espresse dal Vescovo e dai parrocchiani, onde la chiesa, la nuova chiesa, non sia solo edificio e luogo di sola liturgia, ma, sia, al tempo, motivo di umano incontro, di scambio di opinioni, di idee, di affratellanti considerazioni e, ove occorra, anche di aiuto e di conforto. Così, come insegna il sempre vivo e moderno Vangelo.
Pierantonio Braggio