Le categorie economiche giudicano iniqua la previsione di aumento
dell’addizionale Irap annunciata dalla Regione, perché va a colpire un unico
settore già in difficoltà.
Le spiegazioni dell’amministrazione regionale non bastano e neppure gli esempi
pratici dell’esiguità degli importi previsti sono ormai credibili. L’aumento dell’Irap
a carico di 184mila attività produttive venete scontenta il mondo economico che
si sente già spremuto e vive una fine d'anno tutt’altro che tranquillo.
È importante ricordare che già al primo confronto, che proponeva un aumento
dello 0,10% e dello 0,50%, avevamo espresso il nostro rifiuto subito dopo l'estate.
Oggi ci troviamo senza alcuna altra consultazione, che nelle previsioni di bilancio,
si passa a un 0,18% e 0,65 % con una previsione di entrate per 80 milioni di euro.
Ci vuole “un bel coraggio ad alzare le tasse” ad un comparto già di per se in grave
difficoltà a pareggiare i conti fra guerre, tensioni di mercato, tassi d'interesse
ancora troppo alti, credito bancario a singhiozzo e settori produttivi in forte
difficoltà per la carenza di mercati stabili, soprattutto perché è un provvedimento
che andrà a toccare anche le aziende in perdita - afferma Andrea Prando
Segretario generale di Casartigiani Veneto. Un provvedimento dai principi illogici,
come quello dei Maestri Artigiani che, come unico vantaggio, aveva proprio la
riduzione IRAP.
Una azione senza senso che penalizzerà le assunzioni di personale, e che
agevolerà l'apertura di nuovi tavoli di crisi, ma soprattutto che dà la sensazione di
una distanza abissale tra regione e parti sociali imprenditoriali grazie anche al
mancato confronto che per anni ha contraddistinto e supportato le scelte
regionali.
Sarebbe stato meglio lavorare per una seria "spending review" regionale più
attenta ed oculata perché gli imprenditori artigiani veneti sono stanchi di essere
trattati come bancomat.