Agricoltura, le fake news da sfatare. Il modello Italia andrebbe esportato Ad Affi, il tradizionale incontro dei Giovani imprenditori di Coldiretti
“Fake News in agricoltura, distinguere i fatti dalla finzione” è il titolo che quest’anno i giovani agricoltori aderenti a Coldiretti Verona hanno deciso di attribuire al proprio tradizionale incontro di fine anno che si è tenuto nella serata di ieri 10 dicembre nella sede di Cantina Caorsa ad Affi. Gli under 30 di Coldiretti Giovani Impresa hanno infatti voluto confrontarsi su un tema particolarmente attuale che sta compromettendo sempre più pesantemente la sopravvivenza del made in Italy agroalimentare. Il fenomeno è stato analizzato nel dettaglio da Felice Adinolfi, professore di Economia e Politica Agraria all’Università di Bologna oltre che Direttore del Centro Studi Divulga, il quale – dati alla mano – ha tracciato un quadro non proprio confortante del comparto, arrivando però alla conclusione che l’agricoltura italiana continua a esprimere eccellenze riconosciute in tutto il mondo e allo stesso performa ad altissimi livelli anche in fatto di sostenibilità. Insomma, per usare le parole di Adinolfi “Il modello Italia andrebbe esportato ovunque e non penalizzato o addirittura demonizzato facendo veicolare false informazioni”. “Una delle prime fake news da sfatare – ha esordito Adinolfi – è quella relativa ai sussidi comunitari all’agricoltura. Rispetto al 1990, primo anno della riforma della Pac quando il budget previsto per le aziende agricole era pari al 63% del budget europeo, oggi gli aiuti al primario sono arrivati a utilizzarne solo il 25%. Questo ha comportato una diminuzione impressionante del numero di aziende agricole nel vecchio continente”. L’Italia spicca per il calo vertiginoso di imprese che nel giro di un trentennio (1990 – 2020) sono diminuite del 63%. Quello che risalta rispetto alle altre nazioni a vocazione agricola è però l’assottigliamento degli ettari coltivati: mentre nel nostro Paese si calcola un -39% dal 2000 al 2020, in Germania si parla del -13% anche se le aziende sono diminuite del 54%, mentre in Francia si coltiva l’8% in meno di ettari anche se le aziende sono il 61% in meno rispetto al 1990. Nonostante le evidenti difficoltà delle nostre imprese, però, è evidente la loro grande attenzione verso l’ambiente, in controtendenza rispetto al trend mondiale. Affrontando il tema delle emissioni dovute al comparto agricolo, Adinolfi ha riportato i risultati di una ricerca che l’Ispra ha condotto nel 2020: in Italia il settore agricolo produce il 7% circa delle emissioni nazionali di gas serra. Allargando il campo i numeri cambiano: in Europa diventa il 10,3% e nel mondo il settore agroalimentare provoca il 34% delle emissioni, di cui il 23% sono da imputare al primario. “L’Europa – ha detto Adinolfi - si è data un obiettivo molto ambizioso con le emissioni a zero entro il 2050 ma se corre da sola sarà un disastro: delocalizzazione dell’inquinamento, contrazione delle produzioni, innalzamento dei costi e aumento incontrollato delle importazioni da paesi molto meno virtuosi come il Brasile che in trent’anni ha aumentato le proprie emissioni di Co2 del 55% e dal quale l’Europa stessa importa moltissime materie prime anche alimentari”- In questi giorni Coldiretti è entrata pesantemente nel merito del recente accordo sul Mercosur che è proprio un primo passo verso questa pericolosa dinamica. Ne ha parlato il Delegato di Coldiretti Giovani Impresa Verona, Riccardo Pizzoli: “Annullando i dazi tra l’Europa e i paesi del Sudamerica – ha detto – nel nostro continente arriveranno prodotti agroalimentari che non rispettano affatto i regolamenti imposti agli agricoltori europei con la conseguenza che, mentre i nostri imprenditori saranno penalizzati, ci ritroveremo a mangiare cibi molto meno sicuri e carni da allevamenti che non rispettano per nulla il benessere animale, ambito in cui noi abbiamo fatto passi da gigante”. Adinolfi è poi passato alle fake news più recenti relative al cibo. I prodotti ultraprocessati, con le informazioni fuorvianti sulle confezioni che richiamano a una salubrità fittizia, stanno allontanando i consumatori dai principi della dieta mediterranea basata su materie prime naturali e poco lavorate. Contemporaneamente, è in atto una vera e propria campagna di disinformazione relativa ai cibi artificiali che giocando sulla semantica vengono annoverati tra gli alimenti senza però esserlo. “Si tratta – ha spiegato l’esperto – di prodotti ingegnerizzati creati attraverso un processo di proliferazione cellulare che si svolge in un bioreattore. Per questo va utilizzato il principio di massima precauzione prevedendo gli stessi parametri di controllo dei farmaci”. In fatto di fake news è intervenuto anche il presidente di Coldiretti Verona, Alex Vantini. “Le false informazioni sono l’apice dei problemi dei nostri giorni – ha esordito – Le ideologie portano a scelte deleterie per le nostre imprese, come l’ultima Pac che ha puntato esclusivamente sulla riduzione di emissioni senza considerare la necessità di garantire l’autonomia nella produzione di cibo, né tanto meno la sopravvivenza delle aziende agricole”. “L’agricoltura – ha concluso Vantini – è l’unica attività produttiva a bilancio positivo in fatto di sostenibilità se si pensa che le piante nei campi assorbono l’anidride carbonica, l’acqua utilizzata viene completamente reimmessa in circolo e che con i nuovi impianti a biogas nemmeno le deiezioni animali sono un problema, a definitiva smentita delle solite fake news sugli allevamenti”. Argomenti seri e parole sante, quelli sopra dettagliatamente esposti, che non dovrebbero rimanere solo dominio di addetti ai lavori, ma essere conosciuti, dagli stessi consumatori. Parole ripetute, purtroppo, ma, poco considerate, e non da oggi, in sede europea, dove, meglio e con insistenza incisiva, devono essere sostenute le alte qualità del Made in Italy, prodotto dalla nostra Agricoltura, il cui modello di creazione di tale prodotto, appunto, “andrebbe esportato”…!
Pierantonio Braggio