Leo Ferrioli, noto pittore veronese, espone, nella storica Osteria “Al Carro armato”, Verona. La rassegna, dal titolo: “C’erano, una volta, i sogni”, curata e presentata, da Ugo Brusaporco, è visitabile sino a 3 febbraio 2025.
Classe 1948 e sessant’anni di dedizione ad una pittura, dai contenuti, frutto di profonda osservazione e di perfetta, spesso fotografica, riproduzione, talché l’appassionato o il visitatore possano rendersi immediatamente conto, nei particolari, di quanto, di passato e d’attuale, è accaduto o sta accadendo. Leo Ferrioli, infatti, si è, sin da giovane, sempre occupato di temi contemporanei, trasferendoli su tela. Ha operato, oltre che a Verona, in particolare a Barcelona, Berlino, Madrid, New York, Parigi e in altre capitali, ed ha esposto, dal 1967, a Milano, Roma, Firenze, Salerno, Venezia, sempre con ripetuto successo. Leo ha eseguito ogni suo dipinto – fatto, certamente, da evidenziare – con particolare attenzione al materiale, su cui produrre, materiale non convenzionale, ma, essenzialmente, di recupero. Questo, per la sentita esigenza di rispetto verso l’ambiente, talché, nel 2006, l’Autore si vide assegnare il ‘Premio Ambiente’, a Pescara. Oggi, Ferrioli propone una sua mostra – ben oltre cento, quelle, cui ha già partecipato – nella storicissima Osteria veronese, “Al Carro armato”, che, ubicata nel centro storico, si trova, in vicolo Gatto. Ha presentato l’importante rassegna l’esperto Ugo Brusaporco. Da ammirare sono una ventina di lavori, tutti impostati dettagliatamente, su temi sociali, attualissimi, cinque o sei, per dipinto, tutti uniti, da un unico filo conduttore. Temi, talmente evidenziati, tutta attualità, che invitano a meditare…, quale risultato di un impegno pensato e sentito, mentre va evidenziato che Ferrioli, non s’accontenta della precisione, dell’attenzione alla sostenibilità, ma, ama anche applicare, nel realizzare ogni sua opera, “le tecniche di antichi Maestri”, per cui egli, per ogni lavoro, si prepara i propri colori ad hoc, escludendo il già disponibile, moderno. Segnala Maestro Leo, che i primi, molti visitatori della kermesse, si sono mostrati incuriositi, appunto, anzitutto, dalle due opere, dedicate ai temi: “Cosa significa guerra” e “Violenza, sulle donne”, ed evidenzia: ”Non dipingo, che la nostra realtà quotidiana, in tutte le sue sfaccettature, nei disastri, nelle guerre, nelle le pandemie, nei cambiamenti climatici, nei problemi contemporanei, nelle le violenze sulle donne e in fatti invisibili… Qualcuno mi ha detto e chiesto: ”Ma, perché dipingi tutte queste brutture, tutte queste disgrazie, usando, peraltro, tutti materiali di recupero e di scarto… Mah, fai delle cose più normali, più ruffiane, più vendibili, più commerciali”…! Purtroppo, vivo, in pieno, il nostro tempo: l’inquinamento, le guerre, le violenze e tutto ciò, che, questo momento storico, ci sta regalando: ansia, timore, paura, insicurezza…, che sento e vivo in pieno… Per questo dico: “C’erano, una volta, i sogni”! Una mostra, dunque, particolare, anche filosofica, che, spesso, spinge a sapere di eventi, anche, mai conosciuti, commuovendo, e, assolutamente, da visitare, perché, oltre al suo stile veramente innovativo, invita a pensare e a riflettere, sui mille temi, che, anche oggi, in ogni momento del giorno, ci privano della pace e che sarà testimonianza di storia e di tempi…. Il curatore dell’esposizione, Ugo Brusaporco: ”Quanto pesano i ricordi? Mai, come oggi, se ne sente il peso, fra chi ha vissuto anni di sogno. Ci hanno detto che erano anni di piombo, perché avevano paura del piombo, di cui, fatti sono i sogni, ed erano gli anni ’60, ’70, 80’ dello scorso secolo, quando, sui muri, tra tante scritte dolorose, esplodevano frasi, come: “Io non voglio la luna, e le stelle, me le prendo, da solo”, o “Non un soldo alla Scuola dei padroni” o, ancora, “Tremate, tremate, le streghe sono tornate”! Ancora: ”Vietato è vietare”, “Mettete fiori, nei vostri cannoni”, o, “Siate realisti, reclamate l’impossibile”, o “In una società, che ha abolito ogni avventura, l’unica avventura rimasta, è abolire la società”. Bisogna avere in testa il peso d’una società e volere lottare, per toglierselo di dosso…Questi erano i sogni… E, oggi? Leo Ferrioli, artista, fuori dalle linee di Cattelan, di un’arte costruita, per vendersi, senza nulla togliere, al pensiero dominante, artista Leo, controcorrente, solitario, nel suo gettare bombe, con il suo dire, attraverso i suoi quadri, Opere, in cui esplode il senso profondo d’una voglia d’essere uomo umano, tradito dalla società opprimente, che vive nelle strade, che scruta dalle finestre, che si rifiuta al canto, per restar, davanti ad uno schermo televisivo. Leo Ferioli è profondo e doloroso artista politico, uno, che scava il suo corpo, per dire, incurante d’essere ascoltato. Non è un mercante, non svende il suo pensiero, e, idea impossibile? Sembra rivivere il canto di libertà di generazioni. Leo dà un calcio all’impossibile e s’inventa un film, fissando, nelle immagini, il fluire del raccontare il peccato d’essere vivi. Ecco, in questa mostra, il peso del suo dire, caricato dalla morte dei sogni, ispirato a una laica resurrezione di ideali, troppo presto sepolti, in nome dell’annullare ogni originalità dell’essere. E allora esplode il peso del vedere, in chi affronta il suo lavoro, il canto nascosto d’un sogno disseppellito”. L’esposizione è visitabile, ad ingresso gratuito, sino al 3 febbraio 2025.
Pierantonio Braggio