Cinghiali: attività di contenimento e relativi numeri, nella provincia di Verona. La situazione, in dettaglio.
Poco meno di 200 cinghiali, in appena due mesi: tanti sono i capi abbattuti, nel territorio veronese, tra i passati settembre e ottobre. Il dato emerge dall’ultimo report della Regione, stilato, nel contesto delle misure di controllo ed eradicazione della Peste Suina Africana. Un risultato scaligero, ottenuto grazie alla collaborazione tra Regione, Provincia, Ambiti di caccia e Associazioni venatorie. I cinghiali sono stati abbattuti, con due tipologie di intervento: la caccia vera e propria, nei periodi previsti dalla normativa, ovvero tra ottobre e gennaio, e il “controllo”, ossia interventi, da altana o mediante la tecnica della girata, concordati con gli Ambiti territoriali di caccia, la Regione e il Palazzo Scaligero e che si possono tenere in tutto l’arco dell’anno. L’area veronese, da giugno 2023, risulta quella veneta in cui sono stati portati a termine più prelievi della specie: 2.474 capi. Quello scaligero è, inoltre, un territorio dove negli anni, anche grazie alle richieste portate avanti dalla Provincia, si è ottenuta la possibilità di contenere la specie anche attraverso l'attività venatoria e non solo mediante i piani di controllo, sia sul Baldo che in Lessinia. Caccia che, per questa specie, si concentra soprattutto nei mesi autunnali e invernali, da ottobre in poi. “La Provincia ad oggi, per effetto della Legge Delrio – ricorda il presidente Flavio Pasini – ha in capo alcune attività specifiche e ben individuate nel contesto della competenza della gestione della fauna selvatica che appartiene alla Regione. Il confronto continuo tra i due enti, le Associazioni e gli Ambiti, ha permesso di mettere in campo attività di contenimento che hanno restituito risultati forse oltre le aspettative. Siamo entrati nel periodo più rilevante per la caccia al cinghiale, quindi i numeri dovrebbero salire ancora sensibilmente. Dobbiamo proseguire su questa strada”. “Siamo soddisfatti e consapevoli che, comunque, il lavoro da fare è ancora lungo – aggiunge infatti il Vicepresidente della Provincia con delega alla Polizia Provinciale, Michele Taioli –: sebbene non sia possibile stabilire il numero esatto di capi presenti nel nostro territorio, sappiamo che la popolazione è numerosa. Ridurre questi numeri permette sia di diminuire il rischio, sempre presente, di casi di Peste Suina Africana, sia di tutelare alcune attività, in particolare agricole, e la sicurezza dei cittadini”. “Sicurezza che – ricorda il comandante della Polizia Provinciale, Damiano Cappellari, riguarda ad esempio i mezzi in transito lungo quelle strade maggiormente attraversate dalla fauna selvatica. La prima regola è sempre quella di ridurre la velocità, soprattutto nelle ore che vanno dal tramonto all’alba inclusi. La seconda, in particolare per i cinghiali, è evitare di lasciare loro a disposizione del cibo, sia volontariamente che con una gestione poco accorta dei rifiuti. Questi animali, come altri selvatici, sono opportunisti: se trovano di che nutrirsi senza fatica, ritornano frequentemente negli stessi posti. Lo fanno, spostandosi e attraversando strade principali e secondarie. Un fenomeno normale, che si può accentuare nella stagione fredda, quando gli animali scendono spesso di quota, in cerca di cibo. Sono stati abbattuti capi dal peso superiore ai 100 chilogrammi, questo per dare un’idea di quanto possa avere conseguenze serie un sinistro, che coinvolga animali di tali dimensioni”. Eliminare animali, dunque, in questo caso, non è voglia sconsiderata di liberarsene, ma, esigenza, dovere, di garantire sicurezza alle produzioni agricole, ai cittadini e contro la peste suina.
Pierantonio Braggio