Grande evento: “Alle radici della speranza”: pellegrinaggio giubilare diocesano La Chiesa di Verona ha vissuto il pellegrinaggio giubilare diocesano, con, momento culminante, il passaggio della Porta Santa e la Messa, in San Pietro, sabato 25 gennaio 2025
“Gioia e commozione. Questo – e molto altro – quello, che rimane nel cuore e nella memoria degli oltre mille pellegrini della Chiesa di Verona, che hanno vissuto il pellegrinaggio diocesano a Roma, per il Giubileo 2025.Se il detto popolare afferma che “tutte le strade portano a Roma”, vari sono stati i cammini che hanno portato i veronesi verso San Pietro. Il gruppo più numeroso, 600 persone, in 12 autobus, è partito venerdì 24 gennaio, da vari punti del territorio diocesano. Prima tappa comune, il Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza. Qui, sono stati accolti dal vescovo, Domenico Cancian, emerito di Città di Castello e già Superiore generale della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, che ha introdotto alla vita di Madre Speranza di Gesù (1893-1983), alla spiritualità da lei indicata e al Santuario da lui stesso voluto, per esprimere come Dio ami, sempre e chiunque. Il vescovo di Verona, Domenico Pompili, nel presiedere l’eucaristia, ha sottolineato la forza di vivere un pellegrinaggio non da singoli, ma come Chiesa: «La vita ecclesiale – ha aggiunto – ci invita continuamente a riconoscerci chiamati, ciascuno con il proprio nome e le proprie specificità, ma accomunati dal fatto di non chiudersi nell’intimismo, bensì sapersi inviati in questo mondo e per questa storia». La mattina di sabato 25, ricongiungimento di tutti i pellegrini veronesi all’ombra di Castel Sant’Angelo. Tra loro, i volontari e ammalati accompagnati dalla Sottosezione Unitalsi di Verona e i coristi Avesca (Associazione veronese Scholae cantorum), oltre che famiglie e gruppi, che hanno percorso altri tragitti, per raggiungere la capitale. Insieme, si sono incamminati verso la Basilica di San Pietro, dietro la grande croce, portata a tratti, dal vescovo Domenico Pompili, e, in altri, da vari pellegrini in rappresentanza di tutti. A garantire che fosse un’esperienza di fede, sono stati proposti la preghiera di salmi, l’ascolto della Parola di Dio, il canto delle litanie dei Santi. Dopo essersi ricompatti all’ingresso di San Pietro, la croce è tornata in mano al Vescovo, il quale per primo ha varcato la Porta Santa. Come gruppo e a livello personale, è stato poi il tempo della preghiera e del rinnovo della professione di fede. Mons. Pompili ha presieduto la Messa presso l’Altare della Confessione, insieme a una quarantina di preti veronesi, tra cui alcuni, che svolgono il ministero a Roma. Ad animare al celebrazione il coro Avesca e l’Unitalsi. Nell’omelia, il Vescovo ha invitato a vivere la speranza, tema, che, San Paolo – nella memoria della cui conversione è stato vissuto il pellegrinaggio – ha affidato ai primi cristiani di Roma e voluto da papa Francesco, per il Giubileo 2025; essa, la speranza «ha un’onda lunga perché è riferita al futuro di Dio, ma non cessa di essere riferita al presente in cammino, un processo sempre aperto, all’insegna ormai della magnanimità, della dolcezza, dell’amabilità, della pace, della preghiera, della gioia». Dallo scoprire, come l’apostolo Paolo che «la vera radice della speranza è in Gesù Cristo», si può prendere «il rischio di guardare alla città con la libertà di avvicinare chi è lontano, di riunire nel medesimo corpo sociale le differenze», ponendo le basi «dell’uguaglianza e della fratellanza, da cui emerge una società aperta e non chiusa». Un grande pellegrinaggio, grande, verso la Porta, alla sua apertura, a San Pietro, al Giubileo 2025… Un gradito resoconto di un viaggio di fede e di invito, ha evidenziato mons. Pompili, “alla magnanimità, alla dolcezza, all’amabilità, alla pace, alla preghiera e alla gioia”. Quanto, di cui abbiamo forte bisogno e che abbiamo il dovere di realizzare.
Pierantonio Braggio