Consorzio Valpolicella: 100 anni di attività, Amarone Opera Prima 2025, profilazione target, brand Verona, crescita icon e turismo. Il futuro dell’amarone in 4 mosse. Il presidente Marchesini: la denominazione vale 6mld di euro, solo per vigna e cantina
“I tre vini della Valpolicella riflettono differenti gusti lungo tutto l’arco di una vita, e questo è pro-babilmente un unicum tra le denominazioni italiane. L’Amarone – ma anche il Recioto – per i con-sumatori maturi, il Ripasso per i millennials, il Valpolicella - un vino contemporaneo, che non a ca-so Milo Manara interpretava con una donna - per i giovani”. Così, oggi,1° febbraio 2025, ad Ama-rone Opera Prima, in Gran Guardia, il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini, ha celebrato il centenario del primo Consorzio rossista veneto, con più di 2400 azien-de, 360 imbottigliatori e un vigneto di circa 8600 ettari. Al convegno di apertura, il focus è stato, però, più sul futuro rispetto a un passato che, ricorda ancora Marchesini “ci ha regalato tanti valori intangibili - identitari e di immagine - ma anche benessere per tutta la comunità, se pensiamo che nell’ultimo quarto di secolo il solo valore fondiario dei terreni vitati è cresciuto del 133%, a fronte un’estensione dei vigneti del 65%. Se all’asset vigna aggiungiamo quello della cantina, il valore at-tuale della nostra denominazione arriva a circa 6 miliardi di euro”. In primo piano il mercato, nell’analisi dell’Osservatorio Uiv - Unione italiana vini. Per il re della Valpolicella, il 2024 chiude a -2% sull’anno precedente, ma con un recupero del 9% nel secondo semestre. Un rimbalzo signifi-cativo, se si considerano le difficoltà di quasi tutte le principali denominazioni rosse del pianeta, ma, ancora leggero per uscire dalla complessità del periodo. Secondo l’analisi, voluta dal Consor-zio, il nuovo secolo della denominazione – e del suo vino di punta – deve concentrarsi su una mag-gior segmentazione, e cioè, spesso, preparando tre valigie, per altrettante destinazioni di mercato diverse, oppure – e in questo caso sempre - individuando target, posizionamenti e toni differenti con cui dialogare. In particolare, l’Amarone non dovrà snaturare se stesso, ma, avere ben chiari i propri obiettivi di posizionamento di vino icona, presso un pubblico principalmente composto da consumatori in età matura e un reddito saldamente superiore ai 100 mila dollari (negli Usa i baby-boomers sono il 40% dei wine drinkers, con gli alto-spendenti che salgono al 53%). Un identikit che dalla storica roccaforte nordeuropea (cui è riservato il 50% del mercato estero) deve crescere negli Stati Uniti, dove prevale nella East Coast – da New York, alla Florida – ma, che vale anche in Giappone o in Cina, dove già l’Amarone vanta una quota molto alta, sul totale del proprio export (10%). Un target, infine, più di altri incline ad ascoltare il racconto che sta dietro alla produzione dei vini simbolo e – non un fattore secondario – più propenso a viaggiare e a conoscere un territo-rio di produzione il cui prezioso alleato dovrà essere Verona e il suo brand universale. “In sintesi - secondo il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini - l’Amarone dovrà proporre al mon-do un proprio ‘cocktail’, fatto di aree produttive e diverse vallate, del brand Verona, di stile e coerenza per un metodo atto a divenire esso stesso espressione di territorio”. Grande apertura, dunque, di Amarone Opera Prima 2025, a Verona, onorato dalla presenza di più che numerosi giornalisti, di esperti e da una diffusione mondiale d’alto rilievo, con un, sopra citato, 9% in più, nel secondo semestre 2024, che è segno di rinnovato e rinnovantesi interesse, che, non solo conforta, ma, che spinge, pure, al tempo, a immancabili innovazioni.