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Domenica 16 Marzo 2025
I dazi… Guerra commerciale e danno per le economie…, senza, vincitori…

Dopo più di settant’anni di simpatia, almeno, da parte nostra, verso gli Stati Uniti d’America, ci sembra impossibile, in un inoltrato 2000, sentirci profondamente turbati, da affermazioni e dall’applicazione di provvedimenti doganali pesanti, nei riguardi dell’alleato Europa, o meglio, oggi, dell’Unione Europea, antico partner, in fatto di relazioni economiche e di difesa, della quale, quest’ultima, tratteremo in un secondo tempo. Spiace, dunque, sentire – se abbiamo capito bene – che l’Europa, in fatto di esportazioni, avrebbe danneggiato e starebbe danneggiando l’economia americana, attraverso la fornitura, ad acquirenti americani, in particolare, di acciaio e di alluminio. Danneggiare, significa compiere atti negativi, nei riguardi di una controparte, che, nel caso, in tema, importa… Ma, possiamo affermare il contrario, perché chi esporta, non esegue, di norma, operazioni di vendita all’estero di materiali o di prodotti, senza prima essersi accertato di avere, sul continente destinatario, come cennato, chi tale merce riceve e, puntualmente, la paga. Cosa, che, sinora, si è verificata, perfettamente, fra Europa e Stati Uniti, non senza l’assenso delle Autorità americane competenti, in fatto di importazione. Un dazio del 25%, da poco, già in vigore, costituisce, certamente, un forte svantaggio, per i Paesi europei esportatori, e, quindi, anche per l’Italia, ma, al tempo, pure un danno per i consumatori degli Stati Uniti stessi, almeno, per i primi anni, dall’applicazione dei nuovi dazi, che, tra l’altro, potrebbero colpire, con riferimento al nostro Paese, anche l’agroalimentare, vini compresi. Danno, pure, per gli Stati Uniti, perché il prodotto finale di origine americana, realizzato con materiali importati, a quotazione gravata del citato 25%, costerà di più, di conseguenza, anche al dettaglio, e tale si manterrà, per diverso tempo – il cittadino americano acquisterà, a detto prezzo? – sino a che l’industria americana, non produrrà, in proprio, la quota di beni necessaria dei fatali acciaio e alluminio, nonché, serpeggia la voce, di rame… Tale aumento di prezzi, all’import e, quindi, al dettaglio, pur provvisorio, significa inflazione – anche se potrà trattarsi di motociclette Harley-Davidson o di Whisky Bourbon, che non sfuggiranno agli aumentati dazi dell’Unione Europea – e, inutile, quasi, dirlo, riduzione del potere d’acquisto del consumatore, nel mercato americano. Chiaro, che, con tale aumento dei dazi – nuova guerra…, purtroppo, anche se commerciale – gli USA mirano a spendere meno all’estero, tenuto conto, anche, del loro altissimo debito pubblico, a proteggere la propria rete di produzione di materia prima e, al tempo, a promuoverla, per creare maggiore valore, all’interno del proprio Paese, rafforzando, al tempo, l’occupazione. Considerazione, quest’ultima, giusta, ma dinanzi all’imposizione daziaria, peraltro, alquanto pesante, vince la negoziazione, che significa anche mantenere e rafforzare l’amicizia e quell’alleanza, che ci ha permesso, per sette decenni, e, speriamo, ancora, che ci permetta, di vivere in democrazia. Se, da un lato, può apparire corretto rispondere, con altrettanto elevati dazi – dobbiamo, pure, salvarci! – sull’import dagli Stati Uniti, che, quindi, venderanno meno in Europa, profondo auspicio è che si addivenga alla decisione comune, di sedersi ad un tavolo e negoziare, ricreando serenità e costruttivi rapporti, come è stato dal 1945, ad oggi. Negoziazione: la chiedono gli europei, già presi da inflazione e da pesanti, altalenanti costi energetici, ma, anche l’industria americana, che si sente a fondo appesantita, dalle nuove misure, nonché Wall Street, che raccoglie, in azioni, buona parte del risparmio americano. Con i dazi si risolve poco o nulla, anzi, si perde, si affondano le attività, che creano valore, perché l’economia, ha regole proprie, non scritte, quasi spirituali, che non conosceremo mai abbastanza, quanto a conseguenze negative, che essa può riservare, ad ogni nuova misura, che l’intralci... Meglio, quindi, incontraci, sentirci, trattare e, ove possibile, risolvere, anche per non creare perdite di posti di lavoro, in ambo i territori. Foto: Eurotubi Europa srl. Pierantonio Braggio






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