Cardiochirurgia, primo cuore artificiale impiantato in Veneto È il quarto in Italia, ma il primo in un policlinico universitario
Verona, 12 aprile 2025
La Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona ha fatto il primo impianto di cuore artificiale in Veneto e il quarto in Italia, dopo Napoli, Roma e Milano ma il primo presso un policlinico universitario.
Si tratta di un dispositivo meccanico di ultima generazione che riproduce esattamente la funzione del cuore e che è salvavita nel caso di persone con insufficienza cardiaca avanzata. Succede nei pazienti, con scompenso cardiaco biventricolare dovuto a disfunzione del ventricolo sinistro e destro, e che sono in attesa di trapianto oppure che addirittura non sono neppure candidabili a trapianto cardiaco. Il cuore artificiale sostituisce interamente l’organo naturale attraverso un intervento complesso di rimozione in circolazione extracorporea e successivo impianto nel torace del device tecnologico, capace di generare lo stesso flusso sanguigno pulsato del cuore nativo.
Il paziente, un uomo di 50 anni veronese, che presentava condizioni cliniche in rapido deterioramento. È stato operato due settimane fa e adesso è in fase di convalescenza subintensiva, seguito dai cardiochirurghi e dagli anestesisti della Terapia intensiva Cardio-Toraco-Vascolare, e presto potrà essere trasferito presso il reparto di degenza ordinaria.
L’intervento chirurgico è stato realizzato con successo dalla squadra multidisciplinare coordinata dal prof Giovanni Battista Luciani, direttore Cardiochirurgia, composta dal cardiochirurgo dott Livio San Biagio, dal prof Leonardo Gottin, direttore Anestesia e Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare, dal dott Rocco Tabbì, coordinatore tecnici di perfusione extra-corporea, Enrico Marcolungo e Serena Pedrini, infermieri strumentisti in Cardiochirurgia. Presenti inoltre i tecnici della ditta produttrice, Anthoine Capel e Giuliana Iannone.
Prof Luciani: “Questa innovativa terapia di sostituzione completa del cuore con un dispositivo meccanico rappresenta il futuro per pazienti non candidabili direttamente a trapianto cardiaco e la realizzazione di un sogno del mio primo mentore, il prof Vincenzo Gallucci, che all’inizio dell’esperienza con il trapianto cardiaco a Padova credeva fermamente che il futuro sarebbe stato il cuore artificiale totale meccanico. In questo senso, seppure a distanza di 40 anni, per me questo intervento è stato la realizzazione di una visione del mio compianto maestro”.