Cava Mirabei: il via libera al conferimento degli inerti apre a nuovi orizzonti
Borchia (Presidente Settore Lapideo Confimi Apindustria Verona): «Se vogliamo continuare a competere, è necessario un lavoro di squadra tra imprese, istituzioni e sistema finanziario finalizzato a sostenere la manifattura locale»
Dopo mesi di incertezza e rallentamenti, è arrivata la svolta nella vicenda della cava Mirabei di Caprino Veronese. Il Tar del Veneto ha respinto i ricorsi, unificati in un unico procedimento, presentati dalle Amministrazioni Comunali di Caprino Veronese e Rivoli Veronese. Gli enti chiedevano l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Verona per l’ampliamento del sito destinato a materiali inerti non pericolosi derivanti dalla lavorazione del marmo.
Le aziende possono ora riprendere il conferimento: una notizia attesa da tempo dalle imprese del settore lapideo, messe a dura prova dalla temporanea sospensione delle attività e da costi di smaltimento molto elevati, con un impatto pesante sui margini e sulla sostenibilità operativa.
«La riapertura della cava rappresenta un fatto positivo in particolare per le aziende che operano in Valpolicella e nelle aree limitrofe», sottolinea Andrea Borchia, presidente del Settore Lapideo di Confimi Apindustria Verona. Puntualizza però che «il sistema istituzioni-imprese, in questo caso, non ha funzionato nel migliore dei modi: dopo lo stop forzato, si riparte da quanto era già stato autorizzato. Due anni in cui il principale effetto per le imprese è stato il raddoppio dei costi di smaltimento dei fanghi».
Borchia allarga lo sguardo e rimarca che le imprese veronesi operano prevalentemente su mercati internazionali, dove la concorrenza di importanti Paesi manifatturieri è molto forte e la burocrazia meno pesante. «Se vogliamo continuare a competere, è necessario un lavoro di squadra tra imprese, istituzioni e sistema finanziario finalizzato a sostenere la manifattura locale, in questo caso legata alla lavorazione della pietra naturale, da sempre elemento trainante dell’economia veronese».
Inoltre, il caso Mirabei ha riportato al centro del dibattito la necessità di soluzioni di smaltimento accessibili, sicure e territorialmente adeguate. «Le difficoltà incontrate hanno stimolato la nascita di idee, come la ricerca di nuovi siti di smaltimento e l’avvio di una diversa sensibilità nella gestione dei fanghi. Si sta aprendo un orizzonte orientato alle certificazioni e al riutilizzo circolare del prodotto. Comunque, con la riapertura della cava, ci aspettiamo per il momento una maggiore stabilità e una significativa riduzione dei costi di smaltimento, elementi fondamentali per recuperare competitività , a beneficio di tutta la filiera nel lungo periodo».
Un ringraziamento è rivolto all’associazione di categoria: «Confimi Apindustria Verona ha seguito da vicino l’evoluzione della vicenda, facendosi portavoce delle esigenze delle imprese. Come rappresentanti del territorio, crediamo nel lavoro di squadra tra aziende, enti locali e Regione per garantire continuità e prospettiva al settore lapideo».