La festa per i primi 50 anni del Museo Fortuny, a Venezia
Da casa e fabbrica di Mariano Fortuny y Madrazo ed Henriette Nigrin, nata tra le mura di Palazzo Pesaro Orfei, a punto di riferimento per la cultura della città di Venezia: il Museo Fortuny festeggia 50 anni.
In programma oggi, martedì 10 giugno apertura straordinaria, ingresso gratuito e tante sorprese da scoprire tra le sale e fuori dal museo: oggetti, storie di moda e di invenzioni parte del percorso permanente e, nella giornata di oggi, filmati inediti e musica.
Mezzo secolo di apertura al pubblico, tante vite, una storia ancora da scrivere, una festa per la città e per tutti.
Cinquant’anni fa, nel 1975 Palazzo Pesaro Orfei le porte al pubblico come Museo Fortuny: da centro produttivo cosmopolita, simbolo della dirompente creatività dell’artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo, il palazzo diventa un luogo per la cultura a Venezia. La città dove Mariano scelse di vivere, lavorare, creare, insieme alla moglie Henriette Nigrin: ispiratrice, compagna di lavoro, artefice con il marito della grande impresa creativa dell’atelier Fortuny, alla cui generosità e visione si deve la donazione alla città del palazzo e delle sue collezioni.
Cinquant’anni dopo la sua apertura come museo, Venezia festeggia questo anniversario per ricordare, ma per riscoprire e vivere il museo come luogo di creatività , sperimentazione e dialogo tra le arti. Martedì 10 giugno il museo è stato aperto gratuitamente a tutti, con un percorso che, da oggi e per i prossimi mesi, sarà arricchito da opere inedite.
Un compleanno che è anche un’occasione per riflettere sul significato più profondo di questo luogo nella missione di Fondazione Musei Civici. Il Museo Fortuny non è solo un luogo di culto e una casa-museo ma, ieri come oggi, è un organismo vivo: dove storia e modernità si incontrano, dove la ricerca convive con lo slancio visionario. È un luogo che racconta la straordinaria vicenda di una coppia – Fortuny e Nigrin – che più di tutti ha saputo trasformare la creatività in impresa, la ricerca in uno stile, il laboratorio in poesia.
Questo è uno dei musei che più amo al mondo, un museo che racconta la storia del saper fare e la genialità di un uomo artista e imprenditore, capace di vedere il futuro e di raggiungerlo, a modo suo. Donare la propria casa alla città significa per noi poter oggi celebrare con gratitudine il loro genio, per sempre. Le fabbriche di ieri sono i musei di oggi, i musei di oggi sono le fabbriche di ieri. Il Museo Fortuny ne è un esempio concreto. Il mio augurio è che sia di ispirazione per future generazioni di imprenditori e creativi. Mariacristina Gribaudi, Presidente Fondazione Musei Civici di Venezia
Abbiamo fatto un grande lavoro di esposizione e racconto, attraverso materiali e nuovi elementi che testimoniano un processo produttivo completo di Mariano Fortuny, dalla progettazione al manufatto tessile fino al prodotto finito. Abbiamo voluto rendere chiaro il modus operandi di Fortuny, le sue fonti di ispirazione e il suo patrimonio immaginifico, con la possibilità di vedere i contenuti della sua biblioteca personale: motivi decorativi vengono tradotti in un linguaggio moderno e senza tempo. Non si deve erroneamente pensare che il poliedrico Fortuny riproducesse semplicemente dei motivi ornamentali antichi - ricchi e tridimensionali - ma il suo è un lavoro più complesso che trae spunto dalla natura e dall’osservazione, facendo dei tessuti una vera enciclopedia di storia dell'arte e del mondo. Cristina Da Roit, Conservatrice Museo Fortuny
UN PERCORSO INEDITO: MODA, ISPIRAZIONI, L’INVENZIONE DEL MADE IN ITALY E UN NUOVO CICLO DI RACCONTI DELL’OPERA DI MARIANO ED HENRIETTE
Fondamentali per la storia della moda, le cinque copie anastatiche di brevetti che svelano l'innovazione fortunyana nel campo del tessile. Tra questi il brevetto della plissettatura della seta e un particolare tipo di abito femminile, alla base dell’abito Delphos, l’iconica tunica in seta plissettata ispirata alla statuaria ellenistica e la sua variante, il Peplos.
Proprio l’immortale Delphos è la chiave di volta per raccontare l’apporto rivoluzionario dei Fortuny nella moda: un abito senza tempo e senza taglia, nato per liberare il corpo e per adattarsi a qualsiasi sua forma, amato da personalità del cinema e della cultura pop fino ai nostri giorni, indossato da Geraldine Chaplin a Barbara Streisand, protagonista assoluto negli anni Novanta nel film The Wings of the Dove, fino alla serie Downtown Abbey. Un abito che inventa e brevetta, letteralmente, il “made in Italy“: una dicitura mai vista prima che compare sull'etichetta dell’abito, decenni prima della nascita di questo concetto negli anni Cinquanta del Novecento.
Un abito che è un simbolo e che restituisce, al contempo, la centralità nell’avventura artistica, creativa e imprenditoriale ad Henriette Nigrin: non solo musa di Mariano ma figura cardine della storia dell’impresa e dello stesso Museo. Insieme ai cinquant'anni dall’apertura del museo, ricorrono i sessant’anni dalla morte di Henriette Nigrin e Fondazione Musei Civici intende raccontare e ripercorrere la grandezza della sua personalità . Dal suo fondamentale apporto nell’invenzione e creazione degli abiti, tra cui proprio il Delphos, fino alla gestione della fabbrica, del personale e delle vendite. Una general manager e, allo stesso tempo, una creativa.
Alla coppia saranno dedicate le conferenze, Eternità e impermanenza. Segno, traccia e archetipo nell'opera di Mariano e Henriette Fortuny in programma dall’autunno del 2025, fino alla primavera 2026, che sono state illustrate nel corso della mattinata.
UN MUSEO, TANTE VITE
Compito di Fondazione Musei Civici è stato, negli anni, raccogliere, conservare e raccontare l’incredibile vicenda artistica di Mariano Fortuny, con il suo immenso patrimonio declinato in tutte le discipline – pittura, scultura, fotografia, incisione, teatro, scenografia, illuminotecnica, design, moda, tessuti, fino alle invenzioni, marchi e brevetti - mantenendo viva questa fiamma, aprendosi a contaminazioni tra antico e contemporaneo, alla narrazione delle arti applicate e all’indagine estetica come materia viva, tra la Venezia antica e quella dell’innovazione. Trasportando nel contemporaneo un mondo in cui si sono mescolate idee, influssi, materiali, storie di rapporti artistici, di studio e ricerca.
La festa del 10 giugno è stata l’occasione per ripercorrere le molteplici, straordinarie esperienze museali nate e vissute tra le mura Palazzo Pesaro Orfei con i primi passi da casa a museo, dopo la morte di Mariano Fortuny (1949) e la donazione di Henriette al Comune di Venezia nel 1956, con l’intento che diventasse un centro culturale dedicato alle arti il museo-laboratorio quando nel 1969 si insediò qui l’Università Internazionale dell’Arte (UIA), nata dopo l’alluvione del 1966, laboratorio aperto al mondo, luogo di sperimentazione tra arte, restauro e visual design il centro di documentazione, officina per fotografia, video, grafica, design e arti applicate nata nel 1979 con Venezia ‘79 la fotografia, uno dei più grandi eventi dedicati alla fotografia realizzati in Italia. Un centro che ospitò workshop, mostre e seminari con grandi nomi della scena internazionale e ancora negli anni ’90, quando si apre il capitolo del museo civico e Palazzo Pesaro Orfei entra a far parte dei Musei di Venezia, ospitando in questa veste eventi memorabili nel panorama artistico e culturale internazionale come la mostra Watching Water, esplorazione spaziale e multisensoriale di Peter Greenaway. Dal 2007 prende avvio il fortunato ciclo di esposizioni organizzate in occasione della Biennale di Venezia tra cui Artempo, Infinitum, Tra.The Edge of Becoming, Tapiès. Lo sguardo dell’artista. Tra i temi indagati, fotografia, pittura del ’900, figure femminili e il mondo di Fortuny.
Lascia un segno il 2019 con i gravi danni per l’acqua alta che portano a lunghi restauri, conclusi nel 2022 con la riapertura al pubblico e l’impegno di MUVE per aprire il museo in modo permanente, durante tutto l’anno. Una storia ancora da scrivere, con Fortuny e il suo tempo Il nostro tempo e Fortuny e i progetti futuri dedicati al dialogo con i contemporanei di Mariano e Henriette e con i linguaggi dell’attualità . Un museo, una voce unica e potente, centro dell’invenzione e della visione: un luogo che ricorda come la cultura possa nascere anche dalla contaminazione, dal lavoro quotidiano, dall’ardire di immaginare forme nuove. Per questo, oggi più che mai, è importante aprire le sue porte, viverlo, farlo conoscere.
E il 10 giugno è stata l’occasione perfetta per farlo: una giornata di festa aperta a tutta la città – e a tutti – per celebrare non solo un anniversario, ma un’eredità ancora viva e una parte di storia ancora da scrivere.