Antoni Gaudí (1852-1926), l'architetto della “Sagrada Familia”, basilica-monumento, in Barcelona, Spagna. Iniziata, nel 1888, l’opera, è ancora in costruzione. Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche dell’architetto, per cui, il grande esponen
“Il 10 giugno 1926, l'artista spagnolo, di recente dichiarato venerabile, terminava la sua vita terrena in modo tragico, dopo essere stato travolto da un tram. Resta la sua opera – con 18 torri – il grande tempio espiatorio, che continua a crescere e a completarsi nel tempo. Tra i nuovi elementi, in cantiere, anche l'Agnus Dei, immaginato da Andrea Mastrovito. La studiosa Chiara Curti: "La Sagrada Familia è come uno specchio della società". Scrive, quindi, Eugenio Murrali - Città del Vaticano: ”La Sagrada Familia è una crescente preghiera rivolta a Dio e un inno alla vita. A partire dal 1883, Antoni Gaudí ha lavorato a quello slancio verso il cielo che è il tempio espiatorio di Barcellona, plasmando la pietra con il suo fervore e dando forma a quella che, una delle maggiori conoscitrici della Basilica e dell'opera dell'artista, l'architetto Chiara Curti, descrive come un'espressione di una "fede incarnata" in ogni dettaglio, a partire da quelli della facciata della Natività. Quando nel 1926, per un incidente, la morte l'ha portato via, la sua opera ha continuato a vivere. La pietra e la luce sono due elementi in perenne dialogo nella chiesa creata da Gaudí. Curti ha significativamente intitolato il suo volume La Sagrada Família. Cattedrale della Luce (Bruxelles, Triangle Books, pagine 216), una definizione quest'ultima già utilizzata dai discepoli dell'artista: "Gaudí ha costruito - spiega Curti - tutta la facciata della Natività orientata a Est, proprio dove sorge il sole". L'architetto identificava la prima luce con Dio: "Il fatto di vedere un effetto luminoso ogni giorno - prosegue Curti - fa sì che nel correre quotidiano possiamo aferrare una certezza". La natura stessa della Sagrada Familia, un tempio espiatorio che cresce grazie alle offerte, rende questo monumento Unesco un'opera aperta, a cui contribuiscono ogni giorno i fedeli, i pellegrini e tutti i visitatori. "Le persone insieme a tutte le altri immagini che Gaudí ha voluto inserire dentro, ad esempio la stessa facciata della Natività, creano come una grande pala d'altare, cui partecipano anche i vivi". La forza spirituale di questo luogo è evidente: "È sempre molto impressionante vedere come le persone, entrando nella Sagrada Familia, si commuovano, altre inizino un canto, alcune si raccolgano in preghiera. Nonostante vengano come turisti, rimangono sempre toccate sul piano spirituale". Un tempio che non finisce mai e permette a tutte le persone che vengono di sentirsi promotori, custodi. "In un momento in cui siamo tutti spettatori di immagini di notizie, di comunicazioni, essere parte ci cambia totalmente e crea un legame più intimo con la Sagrada Familia". Per Curti, la Sagrada Familia "non è solo un monumento del passato da guardare, con ammirazione, ma qualcosa di vivo, che può essere un autoritratto di quello che tu stai provando in quel momento". La Basilica è come uno specchio della società, dell'arte, di come noi interpretiamo le cose. "Gaudí aveva la coscienza che ogni momento storico parli, con un linguaggio diverso, che si imprime nella chiesa in divenire. Gaudí ha permesso all'essere umano di oggi, spesso disincantato, di provare ancora lo stupore, l'idea di poter "essere lui stesso, come una guglia che tocca il cielo". Andrea Mastrovito, creatore del progetto dell'Agnus Dei: “Il Museo Diocesano di Barcellona, conosciuto anche come Casa de la Almoina, ha esposto fino a pochi giorni fa le cinque proposte per la scultura dell'Agnus Dei, che fa parte del più ampio progetto per la Torre di Gesù Cristo della Sagrada Familia. Gaudí aveva lasciato vari album, nei quali descriveva la sua opera architettonica, in uno di essi aveva specificato che dentro la croce dovesse esserci un Agnus Dei. I progetti selezionati sono degli italiani Edoardo Tresoldi e Andrea Mastrovito, del portoghese David Oliveira e degli spagnoli Gonzalo Borondo e Jordi Alcaraz. Mastrovito ha vinto il concorso: "La caratteristica che ha avuto - spiega Chiara Curti - è quella di essersi messo in secondo piano e di aver raccolto l'eredità di Gaudí. È entrato nella sensibilità che l'architetto chiedeva ai propri artisti: non imporre la propria idea, ma essere collaboratori". Un’opera straordinaria, che ha cominciato a crescere e cresce, grazie a offerte e a donazioni e che, crediamo, mai sarà definitivamente terminata. Quasi segno di fede eterna… Un grande grazie ad Antoni Gaudí e a Vatican News, che ci ha offerto le considerazioni, di cui sopra. Nella foto: Antoni Gaudí.
Pierantonio Braggio