Un suono ritrovato: la spinetta rinascimentale del Museo Correr torna a vivere dopo oltre due secoli
Un piccolo capolavoro del Rinascimento musicale torna a vivere. La spinetta realizzata intorno al 1552 da Franciscus Patavinus, conservata nei depositi del Museo Correr di Venezia, è stata oggetto di un attento intervento di restauro, che ha restituito piena funzionalità sonora a questa preziosa testimonianza della cultura musicale della metà del Cinquecento.
L’intervento rientra tra le attività di valorizzazione del patrimonio artistico della Fondazione Musei Civici di Venezia, ed è stato curato da Graziano Bandini con la collaborazione del Laboratorio Arvedi di Diagnostica Non Invasiva (CISRIC) dell’Università di Pavia. Il restauro è stato reso possibile grazie al sostegno di Louis Vuitton.
Il ritorno al suono di questo strumento non è solo un gesto conservativo – sottolinea Andrea Bellieni, curatore del Museo Correr – ma un modo per riattivare una memoria viva. Restituire voce a un oggetto antico significa ricollocarlo nel suo contesto originario: non come semplice reperto, ma come testimone attivo della cultura che lo ha generato.
Appartenente alla famiglia del clavicembalo, la spinetta si distingue per le dimensioni ridotte e una sonorità più raccolta, ideale per ambienti privati. Diffusissima tra la fine del Quattrocento e il Seicento, trovava spazio soprattutto in contesti aristocratici e colti, ed era spesso suonata da donne. Leggera, elegante, destinata al dialogo più che alla scena, la spinetta rappresentava un simbolo di raffinatezza e cultura.
Lo strumento fu acquistato dal Museo Correr all’inizio del ‘900 e studiato in dettaglio nel 1995 dallo specialista Grant O’Brien. Tuttavia, solo con il recente intervento avviato nel 2021 e curato da Graziano Bandini, la spinetta ha riacquistato piena funzionalità . Il restauro ha riguardato in particolare il mobile ottocentesco che la custodisce, mentre lo strumento cinquecentesco è stato ritrovato in condizioni eccezionali: i ponticelli erano ancora nella loro posizione originale e la tavola armonica non presentava rimaneggiamenti. Per ripristinare la funzionalità musicale, sono stati ricostruiti i selli – piccoli leveraggi in legno che permettono ai tasti di pizzicare le corde – attraverso un minuzioso intervento tecnico che ha restituito allo strumento la sua voce originale. Le corde sono state reinstallate, mentre i selli originali sono stati accuratamente conservati. Il restauro è stato anche occasione per applicare metodi di ricostruzione storica, basati sull’uso di unità di misura pre-metriche come once e piedi veneziani.
La straordinaria conservazione della spinetta – afferma Bandini – costituisce la sua unicità . Ritrovare lo strumento intatto nella sua struttura originale è un evento davvero raro nel panorama degli strumenti musicali antichi.
Come osserva il musicologo Franco Rossi, già direttore del Conservatorio “Benedetto Marcello†di Venezia, la città ha svolto un ruolo centrale nella storia della musica europea, grazie alla sua capacità di innovazione in ambiti diversi: dalla musica sacra a quella profana, dal melodramma alle forme strumentali più complesse. Questa vivacità culturale ha generato una tradizione artigianale di eccellenza, con la fioritura di botteghe di liutai, cembalari e costruttori di strumenti.
Il suono ritrovato della spinetta sarà affidato all’esecuzione del Maestro Matteo Messori, in occasione dell’evento in programma oggi, venerdì 27 giugno, nella Chiesetta di Palazzo Ducale, nell’ambito della rassegna promossa dal Conservatorio Benedetto Marcello.
Un appuntamento che segna il ritorno alla vita musicale di un capolavoro a lungo dimenticato, restituendo a Venezia – ancora una volta – la voce della sua straordinaria eredità sonora.
Il Museo Correr, parte del sistema dei Musei Civici di Venezia, conserva oggi una collezione di circa settanta strumenti storici, frutto di donazioni, lasciti e acquisizioni. Tra i pezzi più rilevanti spiccano, oltre alla spinetta di Patavinus, il magnifico organo realizzato da Lorenzo Gusnasco da Pavia nel 1494, autentico capolavoro dell’arte organaria del tardo Quattrocento.
Di particolare valore, sebbene meno nota al grande pubblico, è anche la raccolta musicale in comodato al Conservatorio Benedetto Marcello, proveniente dalla Biblioteca del Museo Correr. Si tratta di un fondo di manoscritti musicali di grande pregio, trasferito in Conservatorio tra il 1939 e il 1940. Vi si trovano partiture provenienti da collezioni storiche come quelle dei Martinengo da Barco e dei fratelli Carminati, oltre a composizioni legate all’Ospedale della Pietà , eseguite dalle celebri “figlie del coroâ€. Una parte significativa di questo patrimonio è legata al lascito di Emmanuele Antonio Cicogna, figura di primo piano nella storia del collezionismo veneziano.