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Domenica 27 Luglio 2025
Tasse: in 9 casi su 10, sono “nascoste”. Quest’anno la famiglia tipo veneta ne versa poco più di 20mila euro

CGIA Mestre, 25.7.25. “In oltre 9 casi, su 10, le tasse e i contributi, pagati anche dalle famiglie dei lavoratori dipendenti del Veneto, vengono prelevati alla fonte, ovvero sono defalcati dalla busta paga lorda o sono inclusi negli acquisti quotidiani di beni e di servizi. Stiamo parlando di tasse prelevate “alla fonte” (Irpef o contributi Inps) o “nascoste” (Iva, accise, ecc.). Solo in poco meno di un caso su dieci, l’operazione avviene consapevolmente, vale a dire per mezzo di un pagamento cash od online o presso uno sportello bancariopostale. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA, che per l’anno in corso, ha stimato in 20.231 euro il peso fiscale complessivo che grava su una famiglia veneta tipo, composta da due lavoratori dipendenti (marito e moglie) con un figlio a carico . Una famiglia media paga poco più di 20mila euro di tasse l’anno. Ebbene, tra tasse, prelevate alla “fonte” (ritenute Irpef, contributi previdenziali e addizionali Irpef) il gettito è pari a 12.504 euro (il 61,8 per cento del totale). Se aggiungiamo quelle “nascoste” (Iva sugli acquisti, accise, contributo al Sistema Sanitario Nazionale dall’Rc auto, imposta Rc auto, canone Rai, etc.), nelle casse dello Stato finiscono altri 7.087 euro (pari al 35 per cento del totale). In altre parole, l’importo complessivo sottratto dalla busta paga lorda di questi due coniugi è pari a 19.591 euro (il 96,8 per cento del prelievo totale). Pertanto, la coppia, presa in esame, deve “estrarre” fisicamente dal portafoglio poco meno di 640 euro all'anno di tasse (bollo auto e Tari), che ha una incidenza sul totale praticamente irrisoria (il 3,2 per cento). Autonomi più “insofferenti” alle tasse: questo spiega perché nel Veneto il problema è più avvertito che altrove. Con questa elaborazione la CGIA segnala che il prelievo effettuato con il sostituto di imposta dà luogo a un rapporto, tra il fisco e i lavoratori dipendenti, molto diverso, da quello intrattenuto dai lavoratori autonomi che, per loro natura, sono chiamati a pagare in misura consapevole la gran parte del proprio carico fiscale ciò determina, nel cosiddetto popolo delle partite Iva un’insofferenza, nei confronti delle tasse molto superiore a quella manifestata dai dipendenti. E questo lo si avverte soprattutto nel Veneto, che da sempre è una terra di piccoli imprenditori e di partite Iva. Per i dipendenti pagare è meno “doloroso”. Infatti, nel momento in cui il contribuente deve fare un bonifico o recarsi in banca per pagare l’Irpef o i contributi previdenziali, psicologicamente percepisce maggiormente il peso economico di questi versamenti rispetto a chi subisce il prelievo direttamente dalla busta paga. Nel momento in cui mettiamo mano al portafoglio, invece, prendiamo atto dell’entità del pagamento e di riflesso si ha contezza del peso (eccessivo) del fisco. Diversamente, quando le imposte e i contributi vengono riscossi alla fonte, l’operazione è “astrattamente” meno dolorosa, perché avviene inconsapevolmente. Non si evade solo l’Irpef. Certo, qualcuno potrebbe obbiettare che, proprio per questo, tra gli autonomi la propensione ad evadere il fisco è maggiore che tra i dipendenti. Questo è vero, ma solo in piccola parte. Ricordiamo, infatti, che l’Irpef, pur essendo l’imposta che garantisce il maggior gettito per l’erario, incide sulle entrate fiscali complessive “solo” per il 30 per cento circa. Questo vuol dire che sul restante 70 per cento, la possibilità di evadere può essere imputata a tutti i contribuenti. Veneto: ci sono 3,7 milioni di contribuenti Irpef, di cui 146.500 autonomi. Poi abbiamo altri 142.300 forfettari. In Veneto, i contribuenti Irpef sono 3,7 milioni, di cui 2,1 milioni sono lavoratori dipendenti, 1,3 milioni sono pensionati, 146.500 sono lavoratori autonomi e altri 191.500 sono percettori di altri redditi (affitti, terreni, buoni del tesoro, etc.). Ricordiamo, inoltre, che la nostra regione annovera anche 142.340 forfettari. Vale a dire lavoratori autonomi che rientrano nel regime fiscale dei minimi. Tornando al numero dei contribuenti IRPEF, a livello provinciale l’area che ne conta di più è Verona con 721.821 (di cui 28.254 autonomi). Seguono Padova con 711.543 (di cui 31.334 autonomi), e Treviso con 674.300 (di cui 25.416 autonomi). Purtroppo, rimaniamo tra i più tartassati in UE. Essendo il Veneto una regione con una grande vocazione all’export, il confronto della tassazione con gli altri paesi d’Europa spiegano gli svantaggi che i nostri piccoli imprenditori subiscono quando devono misurarsi con i concorrenti stranieri. Nel 2024 , ad esempio, la pressione fiscale in Danimarca era al 45,4 per cento del Pil, in Francia al 45,2, in Belgio al 45,1, in Austria al 44,8 e in Lussemburgo al 43. Tra tutti i Paesi dell’UE, l’Italia si posizionava al sesto posto con un tasso del 42,6 per cento del Pil. Se tra i nostri principali competitor commerciali solo la Francia presentava un carico fiscale superiore al nostro, gli altri, invece, registravano un livello nettamente inferiore. Se in Germania il peso fiscale sul Pil era, nel 2924, al 40,8 per cento (1,8 punti in meno rispetto al dato Italia), in Spagna addirittura al 37,2 (5,4 punti in meno che da noi). Il tasso medio in UE, invece, era al 40,4, 2,2 punti in meno della media nazionale italiana.
_______________________ 1.E’ stata presa in esame una famiglia di lavoratori dipendenti (marito e moglie) con un figlio a carico. In famiglia vi sono due auto che percorrono annualmente 15.000 km ognuna. Abitazione di proprietà di 110 mq. ISEE stimato di 22.834 euro. Risparmi (nel conto corrente, in titoli di Stato, etc.) per 60.000 euro. 2. Ricordiamo che in questa categoria si annoverano altri 2 milioni di soggetti in regime dei minimi che, però, non sono sottoposti al pagamento dell’Irpef. 3. Ultimo anno in cui i dati ci consentono di fare una comparazione tra i paesi europei".
Non riusciamo, dunque, a cambiare, anzi a migliorare, lasciando qualcosa in più, in tasca ai cittadini. “Purtroppo, rimaniamo fra i più tartassati in UE”… Abbiamo, leggiamo, ancora, sopra, un carico fiscale pari al 42,6% (pressione fiscale), mentre lo stesso tasso ammonta in Germania – dove, peraltro, salari e stipendi sono maggiori, che in Italia – al 40,8%, in Spagna, al 37.2%, e nell’UE, in media, al 40.4%. Carico – e non parliamo di IVA, al 22%, del quale, al momento della spesa, mai ci rendiamo conto – che pesa incisivamente, su salari e stipendi, i cui importi, ricordiamo, sono al netto di detrazioni, sugli stessi, già effettuate. Ci ripetiamo? Dobbiamo ridurre la spesa pubblica e la burocrazia…, mantenendo, anzi, aumentando l’efficienza dei servizi.
Pierantonio Braggio



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