Meloni, a Verona annata in chiaroscuro, con consumi e prezzi in altalena
“Nei primi mesi della campagna, maggio e giugno, non c’era tantissima produzione e i consumi erano alti – spiega Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona -. Quindi il prezzo era soddisfacente. In luglio, invece, la maturazione dei meloni è esplosa, a causa delle alte temperature, mentre i consumi non sono stati altissimi. Il prezzo, quindi, ne ha risentito e si è abbassato di molto, tanto che alcuni agricoltori hanno abbandonato la coltura, non essendoci più vantaggio”. La speranza ora viene riposta nella raccolta autunnale dei frutti: “La coltivazione nei mesi tra settembre e ottobre, sta prendendo sempre più piede – riferisce la Presidente -, in quanto sta dando molte soddisfazioni anche grazie alla richiesta del prodotto all’estero. Viene eseguita in forma protetta, in serra, per garantire la giusta temperatura alle piante, che hanno bisogno di caldo per maturare”. La superficie in regione coltivata a melone, secondo i dati di Veneto Agricoltura, è stata di circa 900 ettari. Le superfici a melone sono concentrate per quasi l’80% nella provincia di Verona (670 ettari), seguita da Rovigo (110 ettari). Il resto viene spartito tra Padova, Vicenza e Venezia. Per quanto riguarda le angurie, note positive arrivano in merito alle superfici. “Nel Veronese quest’anno è stato registrato un aumento del 30% – spiega Aldegheri -. Il motivo sta negli ottimi prezzi ottenuti l’anno scorso dai cocomeri, che hanno incentivato gli agricoltori a riprendere la coltivazione. Peccato che anche per questi frutti le quotazioni, in luglio, abbiano subito un forte ribasso a causa dell’eccesso di produzione sul mercato. In fatto di produzione di angurie, Verona è la terza provincia del Veneto, dietro a Rovigo e Padova”. In agricoltura, quando si semina o si pianta, ovviamente, per ottenere verdura o frutta, mai si può fare previsioni e non resta che accettare quanto il tempo, temperature comprese, permette di raccogliere. La passione e la tenacia degli agricoltori sono gli unici motori, che spingono a dare continuità al lavoro in campagna.