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Luned 11 Agosto 2025
Otorinolaringoiatria, il giubbotto che permette ai sordi di “sentire” la musica

Stimoli acustico-vibratori testati dal Centro Orecchio Bionico di Verona su pazienti con impianto cocleare


Verona, 9 agosto 2025

A valutare, per la prima volta al mondo, l’efficacia in termini di funzione uditiva di un particolare giubbotto acustico-vibratorio su soggetti sordi e portatori di impianto cocleare è stato il dott. Marco Carner, responsabile funzionale del Centro Orecchio Bionico dell’AOUI di Verona. Lo studio apre la strada a nuove forme di riabilitazione uditiva, permettendo di raggiungere livelli uditivi e di ascolto prima impensabili per i pazienti sordi.

Il giubbotto, dotato di dispositivi acustico-vibratori, traduce il sonoro in vibrazioni grazie ad un algoritmo creato ad hoc dal prof. Luca Turchet, docente di Sistemi interattivi multisensoriali al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento. In precedenza, era stato testato solo su soggetti normoudenti come esperienza immersiva-emozionale.

L’ascolto audio-tattile stimola la reattività. Durante i test, condotti presso il Centro su oltre 20 pazienti sordi e portatori di impianto cocleare, di età compresa tra 19 e 81 anni, il software ha tradotto la musica in vibrazioni tattili trasmesse attraverso il giubbotto che indossavano. I risultati di queste prove audiometriche immersive hanno dimostrato un evidente significativo aumento delle capacità dei soggetti nel percepire e distinguere sia suoni che parole, anche in ambienti rumorosi.
Questo promettente scenario futuro è stato il focus della ricerca multidisciplinare “Exposure to vibrotactile music improves audiometric performances in individuals with cochlear implants”, firmata oltre che dal prof. Turchet e dal dott. Carner anche da medici e specializzandi della UOC di Otorinolaringoiatria, diretta dal prof. Luca Sacchetto, e pubblicata sulla prestigiosa rivista Scientific Reports (Nature Portfolio).

Centro Riabilitazione Bionica Udito in AOUI. Il servizio, coordinato dal dott Carner è Centro di Riferimento Regionale, specializzato per la chirurgia e la riabilitazione bionica dell’udito, ma segue pazienti che nel 75% dei casi arrivano da fuori regione. Nato nel 2000, il Centro oggi segue circa un migliaio di pazienti, portatori oltre che di impianto cocleare anche di protesi impiantabili, protesi vibratorie all’orecchio medio, impianti al tronco encefalico ed impianti al collicolo inferiore.
L’équipe del Centro, che afferisce alla UOC di ORL (direttore: prof. Luca Sacchetto) del Dipartimento Testa-Collo (direttore: prof. Pier Francesco Nocini), è costituita da un medico specialista in otorinolaringoiatria ed in audiologia, il dott. Marco Carner, quattro audiometristi, Roberta Cecco, Monica Dalla Valentina, Alberto Scapolo, Laura Tosi ed una logopedista, Chiara Vanti.
I servizi del Centro sono molteplici e vanno dalla stanza immersiva dedicata ai bambini, alle cabine audiometriche per misurare l’udito. Nel Centro si svolgono anche le indagini elettrofisiologiche, che valutano la funzionalità del nervo acustico, misurando le risposte elettriche del cervello agli stimoli sonori, e permettono quindi di definire in modo oggettivo il livello uditivo del paziente e l’eventuale sede del danno lungo le vie acustiche. Si tratta di test oggettivi particolarmente indicati in soggetti in età pediatrica eo non collaborativi.
Presso il Centro, oltre all’attivazione e al mappaggio degli impianti in presenza, viene anche utilizzata la telemedicina: i pazienti con impianto cocleare possono, da casa, attraverso una applicazione, registrare periodicamente l’audiometria e i parametri del loro sussidio bionico, inviando tutto al medico per il controllo.
Infine, nel Centro è attivo lo screening audiologico, che permette, una volta accertata la presenza di problemi dell’udito, di prospettare le soluzioni di riabilitazione uditiva più’ adeguate: gli apparecchi acustici tradizionali, l’impianto cocleare o entrambi (udito bimodale).

Ipoacusia, handicap relazionale e cognitivo. Al di là del disagio di non sentire o sentire in maniera parziale, la sordità è a tutti gli effetti un handicap relazionale grave che causa isolamento sociale ed è tanto piu’ grave se si tiene conto che ancora oggi molto spesso nella società cosiddetta “moderna” vi è una grave mancanza di consapevolezza del deficit uditivo e delle possibili riabilitazioni.
Le conseguenze dell’ipoacusia si complicano quando si manifesta negli anziani o nei bambini.
Negli anziani, il calo dell’udito legato all’età e non adeguatamente corretto dal sussidio uditivo, può accelerare l’atrofizzazione delle sinapsi, contribuendo a un declino cognitivo molto rapido.
Nei bambini, invece, una perdita uditiva non diagnosticata, o diagnosticata in ritardo, comporta rischi ancora più seri. L’assenza di stimoli sonori adeguati può ostacolare lo sviluppo cerebrale e compromettere la neuroplasticità, con possibili effetti negativi sulla corteccia cerebrale e quindi in generale sulla vita relazionale. Non di rado, in bambini con ipoacusia non riconosciuta si riscontrano disturbi comportamentali correlati, come l’iperattività. Il bambino, infatti, faticando ad interagire con chi gli sta attorno, sviluppa necessariamente dei modi nativi di relazionarsi.

Il prossimo passo. Sarà il metaverso per pazienti portatori di impianto cocleare, per capire se indossare un sussidio virtuale (caschetto) aggiunto ad uno immersivo multisensoriale vibratorio (giubbotto) possa ulteriormente aiutare a riabilitare la funzione uditiva reale, non solo nel campo musicale, ma anche e soprattutto in quello della comprensione di parole, anche e soprattutto in ambenti rumorosi. Anche in questo campo la collaborazione tra l’Università di Trento ed il Centro Bionico Uditivo dell’AOUI di Verona, con un progetto di ricerca in corso di definizione per i soggetti con impianto cocleare, potrà auspicabilmente dare proficui risultati. Ed è proprio questa continua ricerca ed innovazione del Centro Bionico Uditivo, sostenuta dal prof. Luca Sacchetto, che vengono riconosciute a livello internazionale, come dimostrano le molteplici pubblicazioni e presentazioni nei principali congressi mondiali di otorinolaringoiatria: fra tutti le recenti partecipazioni su invito all’American Academy di Miami e di Indianapolis, dove l’esperienza del Centro AOUI di Verona ha ricevuto e riceve costante apprezzamento dai maggiori esperti del settore.

Dott Marco Carner: "Lo studio, frutto di un innovativo lavoro scientifico di un gruppo multidisciplinare di ingegneri e medici di università diverse, ha dimostrato che la combinazione di uno stimolo sonoro musicale-vibrotattile e del segnale elettrico degli impianti cocleari è in grado di migliorare significativamente la funzione uditiva nei pazienti sordi. Questo approccio “sinestetico”, che stimola un senso per evocare automaticamente l’esperienza di un altro senso, migliora la comprensione delle parole in ambienti rumorosi e la percezione musicale, probabilmente attivando vie nervose supplementari della corteccia somatosensoriale secondaria, potenziando l’attività cerebrale. Il giubbotto acustico-vibratorio o “aptico” ha prodotto risultati uditivi notevoli, mai raggiunti prima, e una nuova esperienza emotiva nei soggetti testati, aprendo la strada a terapie riabilitative innovative per chi usa impianti cocleari o apparecchi acustici. Usare il giubbotto come training uditivo settimanale potrebbe migliorare le in modo definitivo le prestazioni uditive dei soggetti, ed è quello che valuteremo prossimamente con uno studio longitudinale. Concludendo con le parole del direttore generale, dott. Bravi, e del magnifico rettore, prof. Nocini, è solo attraverso la continua ricerca ed innovazione che la sanità veronese potrà garantire sempre alti e maggiori standard qualitativi di cura e realizzare l’idea di medicina del futuro: una medicina precisa, personalizzata, supportata da team medici e tecnologie che mettono al centro le esigenze del paziente”.



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