Veneto: occupazione al top. Ma, cresce la CIG, segnala CGIA Mestre, il 25.10.25
Torna a crescere la Cassa integrazione (CIG[1]), in Veneto. Nel primo semestre di quest’anno, a confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso, il numero delle ore autorizzate è salito del 9,2 per cento. Nei primi 6 mesi del 2025[2], lo stock ha toccato i 38,2 milioni di ore, 3,2 milioni in più, rispetto allo stesso periodo del 2024. Una variazione, comunque, molto inferiore rispetto a quella registrata, sia dalla Lombardia (+17,9 per cento), sia dall’Emilia Romagna (+20,5 per cento). In Veneto, le situazioni più difficili si sono verificate in provincia di Rovigo, che presentano un incremento molto un preoccupante e pari al + 60,1 per cento, nella Città Metropolitana di Venezia con il +59,5, e, in provincia di Vicenza, con il +10,8. In forte controtendenza, invece, è Belluno, che ha visto ridursi la richiesta del 16 per cento. I settori più interessati, dal numero di ore di CIG autorizzate sono il tessileabbigliamentocalzature, l’automotive, la metallurgia (lavorazione ferro, alluminio, rame, etc.), la produzione di macchine ed apparecchi meccanici e il mobile. La segnalazione giunge dall’Ufficio Studi di CGIA. Veneto: occupazione al top e pochissimi disoccupati. Rimanendo sul fronte occupazionale, il numero degli occupati, presenti in Veneto, continua costantemente a crescere. Nel 2025, la platea degli addetti dovrebbe toccare 2.232.000 unità. Per contro, il tasso di disoccupazione è in costante calo e, quest’anno, dovrebbe scendere al di sotto del 3 per cento (i senza lavoro pari a 70.000 unità). A livello nazionale solo le province autonome di Trento e di Bolzano possono contare su delle performance migliori delle nostre. Più lavoratori, ma retribuzioni al palo. In questi primi tre anni di governo, i risultati ottenuti in materia occupazionale sono stati certamente positivi, anche se il merito è riconducibile più agli imprenditori, che alla politica. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che, con una crescita, che, per ognuno degli ultimi tre anni è stata inferiore all’1 per cento, all’aumento dell’occupazione non è corrisposto un incremento altrettanto importante della produttività, almeno nel settore dei servizi e del terziario, purtroppo anche in Veneto. Pertanto, gli stipendi degli italiani, che mediamente sono al di sotto della media europea, faticano a crescere adeguatamente. Inoltre, il tasso di occupazione femminile è molto basso, mentre i NEET presentano ancora dimensioni preoccupanti. Ora, con una produzione industriale, che stenta a riprendersi, e il deciso aumento del ricorso alla cassa integrazione, il quadro generale presenta più ombre che luci. Pertanto, se non vogliamo scivolare verso una crisi strisciante che – a seguito delle tensioni geopolitiche e della transizione digitale ed ecologica – ha già coinvolto la Germania e la Francia, dobbiamo spendere bene e presto i soldi del Pnrr. Con la messa a terra, entro il mese di giugno 2026, degli oltre 100 miliardi di euro, che l’Italia ha ancora a disposizione, possiamo dare un contributo importante all’ammodernamento del Paese ed evitare una nuova crisi che, ribadiamo, ha già messo in seria difficoltà sia Berlino che Parigi. [1] Include la CIG ordinaria, la CIG straordinaria e la Cig in deroga. [2] Ultimo dato Inps disponibile.
Premesso che la CIG - Cassa Integrazione Guadagni è – molto, in breve – istituzione, gestita dall’INPS, che interviene a favore di lavoratori, che, per provvisoria sospensione di attività di un’azienda, si vedono ridotta la normale retribuzione, integrando la stessa, il chiaro quadro, che CGIA Mestre ci propone, fa profondamente pensare, presentando lo stesso buone luci, ma anche non leggere ombre. Fortunatamente e per la tenacia dell’imprenditoria, la percentuale di disoccupazione, in Veneto, presenta e fa prevedere un ottimo dato, ma, la domanda è: quanto durerà tale situazione? Troppi sono gli ostacoli di origine geopolitica – vedi sopra – che influenzano negativamente l’economia, internazionale e, quindi, nazionale. Economia, che ha bisogno di quiete, di tranquillità, anche con riferimento ad una valida ripresa dell’export – che significa maggiore richiesta di nostri prodotti – più che determinate per il nostro Paese. Purtroppo, il tutto, pesa anche, fra l’altro, sulla più buona volontà di consentire retribuzioni migliori.
Pierantonio Braggio