LA GIULIETTA DI PIETRO ROI IN ESPOSIZIONE PERMANENTE ALLA CASA DI GIULIETTA
La Giulietta di Pietro Roi è da oggi in mostra alla Casa di Giulietta. I Musei Civici accolgono così una nuova importante donazione, grazie alla generosità dell'imprenditore veronese Giuseppe Manni, già presidente degli Amici dei Musei Civici. Il quadro della giovane eroina shakespeariana entra a far parte delle collezioni civiche e resterà esposta permanentemente nella Casa diventando parte di un più ampio progetto di rinnovamento, che terrà conto della sistemazione museologica di Antonio Avena e della tradizione del mito shakespeariano.
L’opera è stata presentata oggi alla Casa museo dal sindaco Federico Sboarina, accompagnato dall’assessore alla Cultura Francesca Briani e della Direttore Musei Civici Francesca Rossi, insieme al suo donatore Giuseppe Manni.
La Giulietta di Pietro Roi è stata acquistata da Giuseppe Manni alcuni mesi fa a un’asta con il preciso intento di donarla alla città di Verona per la Casa di Giulietta. L’opera, realizzata con tecnica pastello su cartoncino di formato ovale, misura 44x59 centimetri.
“Verona – dichiara il sindaco – è onorata di avere fra i suoi cittadini persone illuminate come l'imprenditore Giuseppe Manni, con la sensibilità di condividere con la città una parte importante della loro passione per l’arte e la cultura. Per rialzarci da questo difficile momento dobbiamo essere capaci, ognuno per la sua parte, di operare uniti per il bene del nostro importante patrimonio economico e culturale. Il dono di Manni è un gesto di grande valore ed offre la possibilità ai Musei civici di Verona di poter esporre e rendere visibile al pubblico, appena sarà di nuovo possibile, un dipinto di grande intensità e bellezza”.
“Un dono importante – sottolinea l’assessore Briani –, segno di una sincera affezione e vicinanza alla città e ai nostri Musei. Con il suo gesto, Giuseppe Manni ha acconsentito di arricchire questo salone che, come tutta la Casa, sarà oggetto di un più ampio progetto di valorizzazione”.
“Quest’opera è profondamente legata alla Casa di Giulietta – afferma Manni – e ai sentimenti amorosi che esso rappresenta. E’ un legame e, allo stesso tempo, il punto di collegamento che mi ha fatto immaginare, già al momento dell’acquisizione del dipinto, la forza e la bellezza che avrebbe acquistato una volta esposto in questa sala. Così è stato ed oggi, oltre a me, veronesi e turisti potranno ammirare l’amore che quest’opera ricorda e trasmette a chi la guarda. E’ con vera gioia che dono, in questo particolare momento di difficoltà, la Giulietta di Pietro Roi alla città. Proprio in questi spazi, grazie al progetto di riqualificazione in corso, il Comune intende ricostruire filologicamente la storia della fortuna iconografica e letteraria del mito di Giulietta e Romeo. A Verona la cultura continua ad evolversi e a crescere, da quando ad occuparsene è l’attuale Amministrazione e la direzione dei Musei civici ad essa collegata”.
“A questa novella – spiega il direttore Rossi – si ispira anche l’opera la Morte di Romeo e Giulietta, dipinto realizzato nel 1882, di proprietà dei Musei civici di Vicenza, che grazie a un importante prestito è oggi esposto alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. La figura di Giulietta che presentiamo oggi, si colloca nello stesso periodo e l’iconografia ripropone in una posa quasi identica la figura della sfortunata amante addolorata per la perdita di Romeo. Ma in questa versione la giovane donna è colta in un’espressione di intimo e dolcissimo tormento, non si dispera nello strazio patetico e teatrale che invece domina l’atmosfera della scena nel grande dipinto”.
Pietro Roi - (Sandrigo,Vicenza 1819 - Venezia 1896). La precoce vocazione artistica trovò sostegno e incoraggiamento presso la famiglia dei conti Franco, che lo ospitarono a Vicenza. Nel 1837, grazie a una sottoscrizione cittadina, entrò all’Accademia di Belle Arti di Venezia, venendo in contatto con P. Selvatico e con i pittori M. Grigoletti, O. Politi e L. Lipparini. Si dedicò alla copia dei maestri veneti del Rinascimento e completò l’alunnato con il classicheggiante Ritorno di Tobia del 1840. Tornato a Vicenza quell’anno, vi eseguì raffinati ritratti, come quelli della sua mecenate Lucia Muttoni Franco e del Conte Ottaviano da Porto (coll. privata). A Roma, dal 1843, frequentò il nazareno F. Overbeck e i puristi T. Minardi, N. Consoni e P. Tenerani, orientandosi verso il recupero figurativo dei primitivi, tanto che una sua ammirata Deposizione (forse da identificare con quella della parrocchiale di Sandrigo) fu scambiata per l’opera di un quattrocentista. Nel 1848 partecipò come volontario alla I guerra d'Indipendenza, un'esperienza per lui fondamentale. Del suo ardente patriottismo, oltre al commosso ritratto postumo dell'amico Camillo Franco (1850 ca., coll. privata), sono testimonianza i dipinti di storia italiana, letta in chiave risorgimentale, come Manfredi riconosciuto dai suoi familiari dinanzi a Carlo d'Angiò (1855-1895, Sandrigo, municipio), elaborato per quarant'anni e ricco di colti rimandi alla pittura veneta. Si stabilì definitivamente a Venezia nel 1869, dopo soggiorni a Roma e a Vicenza e lunghe permanenze in Francia e in Germania. Oltre ai quadri di storia, alle composizioni allegoriche (Italia e Francia amiche, esposto a Parigi nel 1867) e letterarie (Giulietta e Romeo, 1880 ca., Vicenza, Museo Civico) continuò la sua produzione ritrattistica.