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Gioved 31 Luglio 2025
Vino, in attesa di certezze sui dazi e prospettive di una buona vendemmia. Tradizionale incontro di Coldiretti con i Consorzi di tutela delle doc veronesi.

Alla vigilia della vendemmia, Coldiretti Verona ha radunato i Consorzi di Tutela delle denominazioni veronesi per il tradizionale incontro – giunto alla settima edizione – dedicato al confronto sullo stato attuale nei vigneti e nei mercati. Nella Sala rii della Federazione in Viale del Lavoro a Verona, il responsabile dell’ufficio vitivinicolo di Coldiretti Veneto, Giancarlo Vettorello, ha guidato l’incontro per fotografare lo scenario presente e cercare di prevedere le possibili scelte per la vendemmia ormai alle porte. Il direttore della Federazione, Massimo Albano, ha dato inizio al confronto sottolineando l’importanza di fare sistema tra gli operatori del settore soprattutto in un periodo di grave incertezza come quello attuale, in cui anche il cambio dollaro euro potrebbe penalizzante fortemente i mercati in un futuro molto prossimo. Durante l’incontro hanno preso la parola i rappresentanti delle denominazioni portando la testimonianza della situazione attuale, sottolineando all’unanimità la fiducia in una vendemmia promettente in particolare per quanto riguarda la qualità. Il presidente del Consorzio del Soave, Cristian Ridolfi, ha parlato di un andamento positivo del prodotto imbottigliato che per il primo semestre cresce di +10% rispetto allo stesso periodo del 2024. “Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un calo significativo delle vendite, quindi in realtà siamo ancora sotto la media storica della denominazione ma il segno più è senz’altro gratificante. Certo, le potenzialità di crescita sono ancora molto ampie e il Consorzio sta lavorando per trovare nuovi sbocchi, come con il Canada che ha ridotto di molto l’import di vini statunitensi aprendo di fatto a nuovi spazi per i nostri vini. In vigneto la situazione è molto positiva anche grazie alla riduzione dei danni da Flavescenza dorata. Nei prossimi mesi vorremmo definire la modifica del disciplinare per dare nuovo slancio e incisività al Soave”. Igor Gladich è intervenuto in qualità di direttore del Consorzio del Lessini Durello confermando il trend di produzione del 2024 (1 milione di bottiglie) e aggiungendo una nota sull’impegno del Consorzio nella distinzione del vino prodotto con metodo mat con denominazione Lessini Durello e quello ottenuto con metodo classico che in etichetta è chiamato Monti Lessini. “Si tratta di una iniziata nata nel 2016 come scelta strategica che andremo a chiudere nei prossimi mesi riservando al metodo classico, che è in continua crescita, l’esclusiva identità del territorio”. “Il nostro mercato di riferimento – ha continuato Gladich – è ancora molto locale, trattandosi della provincia di Verona e Vicenza, ma ci stiamo impegnando per valicare i confini”. Roberta Bricolo, presidente del Consorzio del Custoza, ha sottolineato la buona qualità dei grappoli ancora sui tralci anticipando che la varietà precoce Trebbianello sarà pronta per la vendemmia una settimana prima del solito (quindi intorno al 27 agosto). “Con soddisfazione – ha detto – possiamo affermare che nel primo semestre di quest’anno le bottiglie prodotte sono in linea con il 2024 (10 milioni) con uno stato delle giacenze molto ridotto grazie a scelte oculate rese possibili dal disciplinare di produzione”. “Altro motivo di soddisfazione – ha spiegato – sono i consumi triplicati di Custoza Superiore, a testimonianza del fatto che la doc comincia a essere molto apprezzata da nuovi mercati anche esteri. Per questo motivo non dobbiamo farci spaventare dalle congiunture sfavorevoli, abbandonando l’atteggiamento di preoccupazione a favore di una maggiore perseveranza”. Anche il presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e Bardolino, Fabio Dei Micheli si è detto ottimista rispetto a una raccolta che si preannuncia di qualità. Con 19 milioni di bottiglie di cui il 53% di Bardolino e 47% di Chiaretto viene riconosciuto il lavoro dei produttori che hanno cercato di rendere sempre più riconoscibile questa denominazione”. “Stiamo collaborando con gli enti dedicati al turismo – ha spiegato Dei Micheli – per avvicinare i nostri vini sempre di più al consumatore rimarcandone il legame con il territorio anche grazie ai nuovi trend di consumo sempre più orientati a vini più leggeri”. Edoardo Peduto direttore del Consorzio di tutela del Lugana ha snocciolato numeri di tutto rispetto: 28 mln di bottiglie prodotte di cui il 60% destinato all’estero in una sessantina di paesi, con predominanza della Germania che assorbe l’80% dell’export. “L’obiettivo principale del Consorzio – ha specificato Peduto – è la qualità del prodotto, oltre che la forte territorialità che deve distinguerlo. Il 65% dei terreni vitati a Lugana ha una certificazione di sostenibilità. L’enoturismo è un altro aspetto specifico del Lugana che grazie al Lago riesce a raggiungere livelli del 20-25% di vendite dirette, contro la media del Veneto del 5-8%. Grazie a questi sforzi da parte del Consorzio e dei produttori la denominazione è in crescita costante da dieci anni con prospettive favorevoli anche per la prossima vendemmia”. Per il Consorzio del Garda è intervenuto il vice presidente Giovanni Verzini, che ha confermato la crescita del 10% di prodotto imbottigliato nei primi sei mesi del 2025, prevedendo una produzione annuale di 200mila ettolitri di vino destinato all’imbottigliamento. Il disciplinare di questa doc è stato definitivamente siglato lo scorso 17 luglio dopo tre anni di confronto. “Procediamo a piccoli passi e i risultati stanno arrivando – ha detto Verzini – e con il nuovo disciplinare i produttori potranno mettere sul mercato vini bianchi sia fermi che frizzanti con gradazione alcolica minima di 9%. Un cambiamento che vuole incontrare le nuove tendenze di consumo, sia in Italia che all’estero”. Stefano Faedo, presidente del consorzio dell’Arcole ha sottolineato la necessità di creare sinergie fra le denominazioni, soprattutto con quella Delle Venezie, “dato che è proprio il Pinot Grigio il prodotto più importante per l’Arcole. La proroga del blocco degli impianti appena approvata da tutte le denominazioni del Triveneto ne è la conferma”. “La vendemmia – ha spiegato Faedo - sarà buona anche per la nostra doc anche perché grazie alla lotta coordinata dalla Regione Veneto, la Flavescenza dorata è stata quasi del tutto debellata. Le aspettative sono quindi di una raccolta di qualità e su livelli produttivi nella norma”. Il direttore del Consorzio dei vini Doc delle Venezie, Stefano Sequino è intervenuto sottolineando l’importanza del valore della stabilità, ottenuta anche grazie alle misure previste dal disciplinare, per una doc destinata per il 95% all’estero, dove gli operatori ricercano soprattutto qualità e quotazioni certe e stabili. “Registriamo una crescita dell’1% sullo stesso semestre del 2024 e un +4% di certificazioni nello stesso periodo – ha detto Sequino – dimostrando il trend in continua crescita sia nei volumi che nel valore del vino. Stiamo lavorando molto sulla promozione consolidando i mercati principali e cercandone nel contempo di nuovi: nel 2026 saremo presenti anche in India. Nel frattempo abbiamo avviato con istituti universitari e centri di ricerca una sperimentazione per prevedere nel disciplinare una versione a bassa gradazione (8%) per dare risposte a una nuova fascia di consumatori che vogliono qualità elevata e piacevolezza. Stiamo anche sperimentando in campo l’utilizzo di varietà resistenti con l’obiettivo di rendere il vigneto sempre più sostenibile e amico dell’ambiente”. Quella delle Venezie è la denominazione che più di tutte teme l’effetto dei possibili dazi sul vino, dal momento che gli Stati Uniti rappresentano il 40% del suo mercato. I rappresentanti delle altre doc sono stati unanimi nell’ammettere di temere soprattutto l’effetto indiretto della fiscalità paventata da Trump: se il consumatore statunitense tenderà a spendere meno a causa degli inevitabili rincari, si verificherà un esubero di prodotto sul mercato europeo e italiano togliendo inevitabilmente spazio alle doc più piccole. Il presidente della Valpolicella Christian Marchesini ha parlato di “situazione non facile dal momento che abbiamo chiuso il primo semestre con un calo del 5% di imbottigliato. Dobbiamo però ammettere che abbiamo accumulato negli ultimi venticinque anni un vantaggio economico che ci ha privilegiati e questo ci permette ora di affrontare questa nuova fase”. Tra le concause ci sono senz’altro i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e i costi troppo alti nelle carte dei vini nei canali Horeca che a loro volta si trovano ad affrontare un aumento dei costi, e infine le modifiche al nuovo Codice della strada che hanno dato la percezione di maggiore severità. “Per il consorzio una sfida da raccogliere innanzi tutto con una segmentazione più rigorosa tra le tipologie prodotte. Abbiamo iniziato da qualche anno con Valpolicella e Valpolicella Superiore che corrispondono alle richieste dei nuovi consumatori per la loro maggiore informalità e bevibilità”. “Dobbiamo lavorare sull’identità del vino con una intelligente difesa della nostra denominazione storica – ha ammesso Marchesini – ma anche sul valore delle uve, anche per compensare i produttori ai quali viene chiesto di ridurre le rese a 100 quintali per ettaro per i prossimi tre anni”. Voci e valutazioni diverse, per fortuna, non del tutto preoccupate, per i fatti noti ed i tempi di cambiamento di preferenze, da parte dei consumatori. Una visione, comunque, generale, sugli ottimi vini veronesi, visione che invita a pensare anche a positive opportunità di superamento degli ostacoli, creati dai dazi trumpiani.
Pierantonio Braggio



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