Al via la collaborazione tra Aoui e l’Ordine dei Medici contro la fibrosi epatica e il tumore del fegato
Calcolare il rischio di evoluzione del “fegato grasso” per ottimizzare il percorso terapeutico del paziente
Verona, 29 luglio 2025
Riconoscere precocemente il rischio di fibrosi epatica nei pazienti con disfunzioni metaboliche. E’ questo l’obiettivo della nuova collaborazione nata tra gli specialisti Aoui e i medici di medicina generale. L’attività è coordinata dal dott. Andrea Dalbeni, Uoc Medicina generale C, e dal prof. David Sacerdoti, responsabile Liver Unit Aoui.
Grazie a questa sinergia, sarà possibile identificare già dall’ambulatorio del medico di base i pazienti a rischio attraverso un semplice test di screening: il calcolo del valore Fib-4, indicatore che consente di stimare la probabilità di fibrosi epatica avanzata, che è il passo prima verso la cirrosi e il tumore epatico.
Identificare precocemente i pazienti a rischio e valutarne la prevalenza nella popolazione veronese con l’aiuto dei medici di famiglia aiuterà quindi a portare il paziente verso percorsi terapeutici personalizzati e multidisciplinari.
“Fegato grasso” fattori di rischio. Metabolic Dysfunction-Associated Steatotic Liver Disease MASLD, nota anche come steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, è la sentinella da cui si innesca lo screening. La patologia consiste in un accumulo eccessivo di grasso nel fegato associato ad almeno una disfunzione metabolica tra cui l’obesità o il sovrappeso, il diabete mellito tipo 2, la dislipidemia, l’ipertensione arteriosa. Una patologia in crescita che colpisce il 20-30% della popolazione adulta in Europa e negli Stati Uniti, arrivando fino al 50-70% nei pazienti con diabete di tipo 2.
Screening con Fib-4 dal medico di base. Il medico di famiglia seleziona i pazienti adulti (tra 18 e 80 anni) con almeno uno dei fattori di rischio sopra elencati e calcola il valore Fib-4 attraverso una formula che tiene conto di: età del paziente, livelli degli enzimi epatici quali AST e ALT e numero di piastrine nel sangue. Il valore ottenuto viene poi interpretato in base a tre soglie: sotto 1,3 il rischio è basso, tra 1,3 e 2,67 rischio indeterminatomoderato, sopra a 2,67 il rischio è alto.
Un iter per ogni livello di rischio. A seconda del livello di rischio, il percorso clinico varia. A rischio basso basterà un regolare monitoraggio e controlli dal proprio medico di base, affiancati dall’adozione di una dieta adeguata e attività fisica. Se il rischio risulta indeterminato o moderatoalto seguirà un approfondimento mediante elastografia epatica (semplicemente inviando impegnativa alla mail dedicata: ambulatorio.masldaovr.veneto.it). Sulla base del valore ottenuto verrà data indicazione ad approfondimento mediante visita epatologica.
Il monitoraggio è continuo. Il monitoraggio dei pazienti individuati è continuo e verrà compiuto regolarmente: ogni 12 mesi sarà valutata la prevalenza della fibrosi nella popolazione coinvolta. I risultati saranno condivisi tra specialisti e medici di famiglia per un miglioramento continuo dell’approccio. Questo progetto rappresenta un modello innovativo di collaborazione tra territorio e ospedale per una medicina sempre più personalizzata e sostenibile, che tende a ridurre le complicanze della fibrosi epatica, oltre che dei costi futuri, e a migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Alfredo Guglielmi, presidente Ordine Medici Verona: “Accogliamo con favore questa iniziativa di screening precoce della fibrosi epatica nei pazienti con disfunzioni metaboliche che vede la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti dell’Azienda ospedaliera e dell'Università di Verona. L’intervento sul territorio può rappresentare un punto di svolta nella prevenzione e nel contrasto alle patologie epatiche croniche. Grazie al lavoro congiunto dei medici di base e ospedalieri possiamo intercettare precocemente il rischio, effettuare approfondimenti mirati e offrire percorsi terapeutici personalizzati. Come Ordine, sosteniamo con forza questa sinergia che mette al centro il paziente e si configura come un modello di medicina integrata, sostenibile e proiettata alla prevenzione e alla qualità delle cure. Si tratta di un approccio che potrà essere un esempio da replicare anche in altre realtà del territorio”.
Dott. Andrea Dalbeni: “Da due anni in AOUI abbiamo aperto un ambulatorio multidisciplinare sulla MASLD per i pazienti con fibrosi più avanzata e più a rischio di sviluppare cirrosi e tumore. Il paziente seguito in questo ambulatorio esegue una valutazione internistica-epatologica a 360 gradi con ecografia addome, cuore, tronchisovraortici, valutazione dietistica, piano sportivo e valutazione psicologica. Il progetto presentato ha lo scopo di far emergere, in particolare grazie alla collaborazione dei medici di medicina generale e ordine dei Medici, questi pazienti al fine di prevenire l’evoluzione della malattia e riconoscere precocemente il tumore del fegato, che è la sesta neoplasia al mondo”.
Prof David Sacerdoti: “La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, o MASLD, è l'accumulo di grasso in eccesso nelle cellule epatiche, cioè più del 5-10% del peso del fegato. Situazione non causata dall'alcol, a volte associato ad infiammazione, che è presente in circa il 25% della popolazione. E’ una malattia che si associa alla cosiddetta sindrome metabolica di obesità, dislipidemia, diabete e ipertensione, con aumento del rischio cardiovascolare di ictus, infarto e arteriopatia. La MASLD inoltre può evolvere in cirrosi epatica e tumore del fegato. Per evitare questa evoluzione è indispensabile una diagnosi precoce, un miglioramento del cosiddetto ‘stile di vita’, e oggi una terapia specifica. Da alcuni anni i pazienti con MASLD possono essere seguiti presso l’ambulatorio dedicato multidisciplinare della Liver Unit dell’AOUI”.