Peste suina ed invasione di cinghiali. Coldiretti Verona: la malattia, che non si trasmette all’uomo, rappresenta un grave rischio, per centinaia di allevamenti suini.
“L’allarme sanitario si diffonde in tutta Italia, soprattutto, nei territori, in cui, è più marcata la presenza di animali selvatici, che possono trasmettere la malattia. E siamo ai cinghiali, che, nella provincia veronese costituiscono una seria minaccia, proprio per la loro massiccia diffusione. L’infezione, però, non è trasmissibile agli esseri umani. Coldiretti, attraverso il suo presidente nazionale Ettore Prandini, ha chiesto interventi immediati, per fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti, ma occorre anche monitorare attentamente la situazione, per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno del settore. “Siamo costretti ad affrontare questa ulteriore emergenza sanitaria – afferma Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona - perché è mancata l’azione di prevenzione, come abbiamo ripetutamente denunciato, anche lo scorso luglio, a Venezia, e, più volte, nelle sedi istituzionali, di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali, in tutto il Veneto, e, in particolare, sul Monte Baldo e in Lessinia, dove si contano quasi 10mila esemplari, anche se il problema riguarda molti Comuni della provincia scaligera. Dopo il caso accertato di peste suina africana e altri due, in attesa di conferma, tra Piemonte e Liguria, come già successo in Germania e nell’Est Europa, abbiamo più volte evidenziato il rischio della diffusione della Peste Suina Africana (Psa), attraverso i cinghiali, e la necessità della loro riduzione, sia numerica, che spaziale, attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo e le azioni programmabili, nella rete delle aree protette. Con una popolazione così numerosa di cinghiali, che sta invadendo quasi tutto il territorio provinciale - aggiunge Vantini - aumenta il fattore di rischio di diffusione di una malattia, che può portare a pesanti perdite negli allevamenti suini. Un motivo in più per proseguire sull’azione di contenimento dei cinghiali in tutta la provincia. I nostri allevamenti applicano rigidi protocolli di biosicurezza e di sorveglianza sanitaria, ma, è necessario mettere in campo tutte le azioni di prevenzione e di controllo, altrimenti l’impatto potrebbe essere particolarmente devastante”. Nella provincia scaligera, in cui si concentra 1/3 della produzione veneta, gli allevamenti suini professionali sono circa 300. In essi, si allevano, ogni anno, la gran parte degli oltre 270mila suini, per una produzione, nel 2020, di 48mila tonnellate, e un fatturato di oltre 64 milioni di euro.
Come ha sottolineato con forza, in questi giorni, il presidente nazionale di Coldiretti, Prandini, serve subito un’azione sinergica su più fronti, anche con la nomina di un commissario, in grado di coordinare l’attività dei Prefetti e delle Forze dell’ordine, chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti, da questa grave minaccia, che rischia di causare un gravissimo danno economico alle imprese. Coldiretti ravvisa, inoltre, la necessità di avviare iniziative comuni, a livello europeo, perché è dalla fragilità dei confini naturali del nostro Paese, che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato, di esemplari portatori di peste”. Due fattori, peste e cinghiali, che vanno tenuti in alta considerazione, per il danno che agli allevamenti, nel caso, suini, possono arrecare, e, quindi, al volonteroso e costruttivo mondo agricolo, nonché, in fine, all’economia, in generale. Chiaro, comunque, che l’eliminazione di cinghiali deve avvenire, nel massimo rispetto dell’ambiente naturale, del quale gli stessi sono parte.
Pierantonio Braggio
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